26/03/2017

Aborto – In Polonia “Ospedali senza abortisti”?

Mentre in Italia (e in diversi altri paesi europei) si conduce una propaganda denigratoria e discriminatoria nei confronti dei medici che sollevano obiezione di coscienza all’aborto, in Polonia soffia un vento pro vita, in tutt’altra direzione.

La “Fondazione Diritto alla Vita” ha lanciato una campagna di protesta intitolata Ospedali senza abortisti per ricordare al ministro della salute polacco, Konstanty Radziwiłł, che  sono stati uccisi con l’aborto 1.500 bambini, nei primi 500 giorni da quando ha assunto l’incarico.

La campagna pro vita è iniziata di fronte al Ministero della Salute in occasione della Giornata Nazionale della Vita.

La legge polacca è già molto restrittiva riguardo all’aborto.  Esso è illegale, tranne in tre casi:  consente l’aborto eugenetico fino al sesto mese di gravidanza; consente l’aborto senza limiti di tempo quando è in pericolo la vita o la salute della donna (e questo è il vulnus che consente un’applicazione estensiva della norma); e infine quando la gravidanza è il risultato di uno stupro l’aborto è consentito fino alla 12ª settimana.

Mariusz Dzierżawski,  Dominika Figurska (un’attrice abbastanza nota in Polonia) e  Bawer Aondo Akaa, durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, hanno spiegato che ogni  giorno con l’aborto si uccidono tre bambini negli ospedali pubblici.

«Hanno avuto la possibilità di cambiare la legge assassina, ma hanno scelto di mantenerla. Hanno rifiutato la vita e hanno scelto la morte», ha detto Dzierżawski, in relazione al progetto di legge che l’anno scorso è stato insabbiato in Parlamento.

La Fondazione ha anche sottolineato la strage di vite umane che si perpetra con la  fecondazione artificiale le pillole abortive e la cosiddetta “contraccezione d’emergenza”.

Gli organizzatori hanno promesso picchetti regolari davanti agli ospedali dove si pratica l’aborto in diverse decine di città. Ricordare ai medici che l’aborto significa uccidere è uno strumento efficace nella lotta contro l’aborto: per informare il pubblico e risvegliare la coscienza dei ginecologi.

La cosa ha funzionato nel famigerato presso il l’Ospedale Pro-Familia a Rzeszów:  nel 2014 l’ospedale è stato investito di proteste e ha anche reagito facendo causa alla Fondazione prolife. Tuttavia, nel 2016, ha smesso di praticare l’aborto perché tutti i ginecologi che vi lavorano hanno sollevato obiezione di coscienza.

Oltre ai picchetti, gli organizzatori prevedono di mettere cartelloni pubblicitari sugli edifici di fronte degli ospedali per ricordare costantemente al pubblico cosa è l’aborto. Quando i cartelloni pubblicitari non sono possibili, faranno parcheggiare delle auto con le stesse informazioni.

Intanto, val la pena ricordare che la cultura pro vita, diffusa in Polonia, e un’adeguata politica di sostegno delle famiglie ha comunque già  innescato un positivo incremento demografico.

Redazione

Fonte: LifeSiteNews


 

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