11/04/2017

Aborto in Scozia: la battaglia di 40 Days for Life

Quest’anno ricorre il 50° anniversario della legalizzazione dell’aborto nel Regno Unito.

Il bilancio di questo mezzo secolo è orribile. Dal 1967 ci sono stati oltre 8 milioni di bambini uccisi prima ancora di nascere.

Ma in Scozia c’è chi, come Rose Docherty, ha voluto porre un freno a questo massacro di innocenti. Per far ciò, ha avviato l’iniziativa “40 Days for Life“, riscuotendo un grande e forse insperato successo.

Dobbiamo prima ricordare che in Scozia, regione con solo 5 milioni di abitanti, l’aborto viene prevalentemente praticato dal Servizio Sanitario Nazionale e dunque con soldi pubblici, a spese dei contribuenti. Negli ultimi 50 anni a mezzo milione di nascituri è stato impedito di vivere.

Solo nel 2015 sono stati calcolati 12.082 aborti: in pratica una media di 30 bambini ammazzati ogni giorno. Non solo. Secondo quanto riportato dalle statistiche ufficiali, dal 2014 al 2015 il numero di aborti è aumentato del 2,6%, passando da 11.776 ai già menzionati 12.082. I tassi di aborto inoltre sono maggiori nelle donne che si trovano nella fascia di età tra i 20 e i 24 anni (19,5 bambini uccisi per 1.000 donne) e tra i 25 e i 29 anni (15,6 aborti ogni 1.000 donne). Non a caso è il periodo in cui un figlio potrebbe essere un ‘intralcio’ alla carriera o al divertimento giovanile e dunque viene eliminato...

Ebbene, davanti a questo scenario, l’iniziativa “40 Days for Life” vuole essere una resistenza e uno strumento per salvare più vite umane possibili. Adesioni sono arrivate da tanti uomini e donne, spesso anche da quelle che hanno sofferto il trauma post-aborto e si sono pentite del crimine commesso. Edimburgo, Dundee e Aberdeen hanno ormai i loro gruppi che pregano per tutto il periodo quaresimale, con l’appoggio – tra gli altri – dei vescovi cattolici scozzesi.

La battaglia è anche (e forse soprattutto) sul fronte dell’informazione. Molte donne infatti raccontano che hanno abortito perché lasciate sole o influenzate da pressioni esterne e comunque sempre senza essere messe al corrente di quello che avrebbero sofferto dopo, anzi per tutta la vita, a livello interiore. I mass media e le istituzioni politiche chiaramente non vogliono far sapere cos’è realmente l’aborto e dunque manipolano le menti sin dalla tenera età e fanno vera e propria disinformazione.

Proprio per questo iniziative come quella cui ha dato inizio Rose Docherty sono importanti per promuovere una cultura della vita che ponga fine al grande genocidio dei nostri tempi.

Redazione

Fonte: LifeSiteNews


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