28/08/2014

Aborto: la nuova legge irlandese e Baby Hope

Il quotidiano  The Guardian aveva presentato la storia dicendo che a una donna irlandese, rimasta incinta dopo uno stupro, è stato negato l’ aborto ed è stata costretta al parto cesareo. In questi termini la notizia è rimbalzata sul web e sui nostri mass media.

Menzogna enorme, rovesciamento palese della realtà: come abbiamo ben spiegato in un precedente post. Potremmo metterla così:  la donna in questione ha “abortito” legalmente, ma il bambino è nato vivo. La cosa accade spesso quando l’ aborto è tardivo.

Normalmente i piccoli muoiono di freddo sui tavoli operatori o tra i rifiuti. Oppure vengono preventivamente uccisi da un’iniezione letale, quando ancora sono in utero. Invece i medici irlandesi hanno cercato di salvarlo. Ne abbiamo parlato diverse volte su questo sito e sulla rivista Notizie Pro Vita

Life Site News.com, per quanto riguarda il caso irlandese, ci informa che tremila persone hanno manifestato a Dublino, lunedì, chiedendo il rovesciamento della nuova legge sull’ aborto del governo di coalizione irlandese, che permette l’ aborto  durante tutti i nove mesi di gestazione, se i medici ritengono che la vita della madre è a rischio, anche se il rischio è solo una ipotetica intenzione suicida.

In forza della stessa legge, pochissimi giorni dopo che il Ministero ha emanato le linee guida, un bambino alla 25a settimana di gravidanza, che è stato chiamato “Baby Hope”, ora sta lottando tra la vita e la morte in un ospedale di  Dublino: è stato “abortito”, ma è nato vivo!

Le associazioni  pro vita irlandesi fanno appello alla coscienza del primo ministro, Enda Kenny. Il dottor Eoghan de Faoite, uno degli organizzatori della manifestazione, ha sottolineato che la madre di Baby Hope, di cui non si è fatto il nome, era “in cura” presso la Family Planning Association irlandese (IFPA), la quale ha omesso di affrontare adeguatamente lo stato di salute mentale della donna, alla quale l’ aborto è stato prescritto come una “cura” per la sua tendenza al suicidio (cosa assurda dal punto di vista della scienza medica); e ha rimarcato la gravità del fatto che un ostetrico sia stato costretto a indurre un parto prematuro, alla 25a settimana.

“Le donne vulnerabili che esprimono pensieri suicidari devono ricevere il corretto trattamento di sostegno, psicoterapia e farmaci se necessario”, ha aggiunto.“Questo è il modo di aiutarle e di curarle”. 

Senza contare che  dare per scontato che il frutto di uno stupro debba necessariamente essere abortito è una crudeltà, per l’innocente, ma anche per la madre che – aggiungendo violenza su violenza – difficilmente potrà sopportare senza conseguenze anche il trauma dell’ aborto . Anche di questo parleremo nel prossimo numero di settembre di Notizie Pro Vita. Intanto chi conosce l’inglese può visitare il sito savethe1.com.

Redazione

 

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