03/07/2016

Aborto – La storia di uno stupro, la scelta per la vita

Offriamo ai nostri lettori la possibilità di leggere una storia impressionante, scritta col cuore e con le lacrime: la storia di una giovane violentata che ha rifiutato l’aborto.

Lei stessa, nel suo blog, la definisce la “testimonianza di una vittima di stupro, e della madre di un “prodotto” dello stupro”.

“Oltre a me, al mio ​​aggressore, a 2 amiche molto strette, nessuno sapeva di questo segreto fino a questo momento. L’ho tenuto nascosto per oltre un anno. Non lo sapevano i miei genitori, non i miei fratelli e  probabilmente non lo dirò mai alla mia bella, e perfetta bambina di 9 mesi.

Avevo deciso di rimanere in silenzio per paura che quell’uomo potesse tornare a cercare di farmi del male.  Anche se non lo chiamerei un “uomo”: era un vigliacco.

Era solo una normale serata fuori come tante: 2 birre con le mie amiche e 1 drink offerto da alcuni ragazzi incontrati quella sera al bar...  Ma non doveva essere un drink normale.

Conoscendomi, quella quantità di alcol non poteva certamente farmi perdere conoscenza. Invece...

Quando sono tornata in me, mi trovavo dentro un’auto completamente svestita, con uno dei ragazzi del bar e quell’uomo di cui ancora ho paura.

Sono tornata a casa non so come e subito sotto la doccia e ho notato  lividi e abrasioni in tutto il corpo.

Due mesi più tardi ho scoperto che ero incinta di mio aggressore. E da quel momento in poi ho creato una serie di bugie in modo che nessuno sapesse quella terribile verità che mi porto dentro – e non dimenticherò mai – da quella sera.

Ho cominciato a pensare se tenere il bambino o darlo in adozione.

All’aborto non ci ho mai pensato. Perché il  bambino pur essendo il risultato di una circostanza terribile e terrificante non era colpevole di niente: non doveva pagare lui. Sapevo che, indipendentemente da mia decisione, la mia vita stava per cambiare.

Quindi, per me, l’unica scelta concepibile in caso di stupro, non è se far vivere o morire un innocente, ma se tenere questa “tremenda benedizione” nella propria vita o se donare la benedizione di un figlio a una famiglia che non può averne.

Per questo io gioisco ogni volta che una clinica dell’aborto chiude. Per questo vorrei che chiudessero tutte.

Voglio che la gente sappia che è una vittima dello stupro a dire che  l’aborto non è un “diritto della donna”, la vita è il primo diritto di ogni essere umano. Solo se vive, solo se nasce, quel bambino avrà diritto di scegliere!

Direi una bugia se negassi di aver pregato ogni notte che mia figlia non somigliasse fisicamente a quell’uomo. E direi una bugia se negassi che certe volte, guardandola, mi viene in mente quella notte: mi viene in mente come l’ho rintracciato per dirgli che ero incinta, e come si è comportato. Dapprima aveva detto che voleva essere parte della sua vita, poi il giorno dopo mi ha sbattuto contro un muro e minacciato di uccidere me e mio figlio.

Ho rifiutato l’aborto, ho scelto la vita, nonostante le difficoltà che deve affrontare una studentessa, madre single. Ma non sono un’eroina, credete. Sono una ragazza normale con un sacco di problemi...

Libbie Peters_aborto_stupro (1)Infatti, eccomi qui, un anno e mezzo più tardi, stanca, preoccupata, con tutti i problemi che potete immaginare, ma mai pentita, mai con il minimo rimpianto dell’aver scelto di dare la vita a questo angioletto. Un suo piccolo sorriso mi basta per ricordare che dopo la tempesta torna il sole. Il mio piccolo raggio di sole, vale molto di più di ogni notte insonne in cui mi chiedo se  sarò mai in grado di darle la vita e la famiglia “normale” che merita. Mi chiedo se avrà mai un padre vero che la amerà come se fosse sua...

Ma guardate la foto. Ecco il volto di un “prodotto” dello stupro.

Siamo entrambe sopravvissute. Abbiamo scelto la vita. Insieme ce la faremo”.

Libbie Peters

(Traduzione con adattamenti a cura della Redazione)

Fonte: LifeNews


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