27/02/2017

Aborto libero da dieci anni: triste anniversario in Portogallo

L’11 febbraio 2007 i portoghesi sono stati chiamati alle urne per esprimersi a favore o contro la legalizzazione dell’aborto, già depenalizzato nel 1984 nei “soli” tre casi di malformazione grave del bimbo, stupro e pericolo per la vita della mamma.

Mentre in un primo referendum del 1998 si era imposto il “no”, dieci anni fa a prevalere è stato il “sì”.

L’esito della consultazione ha quindi portato all’approvazione della legge 16/2007, con la quale l’aborto è divenuto praticamente libero fino alla 10ª settimana di gravidanza (ma ovviamente in casi particolari si può andare anche più avanti nel tempo).

Al di là della retorica sulla libertà ed autodeterminazione della donna, sul progresso che la norma avrebbe portato e sulla diminuzione di aborti clandestini e aborti in generale, la realtà come al solito è un’altra, solertemente nascosta dalla propaganda ufficiale.

I dati dicono che in questo decennio la scelta delle donne ha comportato il massacro di 150.000 bambini nel grembo materno. Cui vanno aggiunti però tutti gli aborti effettuati in base alle disposizioni depenalizzate già nel 1984. Per non parlare poi di quelli chimici. E del calo demografico che riguarda il Portogallo così come gli altri Paesi occidentali.

Oltretutto, come è stato giustamente notato, il numero di aborti ogni mille nascite è aumentato considerevolmente: dai 199 su mille del 2009 ai 216 del 2013. Inoltre nel solo 2015 il 30% delle donne che hanno abortito non lo hanno fatto per la prima volta.

Insomma, nonostante le celebrazioni dei mass media e delle istituzioni, e benché l’estrema sinistra in Parlamento abbia lavorato per allargare ancor più le maglie della cosiddetta interruzione volontaria di gravidanza, non c’è proprio nulla da festeggiare. L’aborto è e resterà sempre un omicidio crudele, perpetrato contro una vittima innocente e indifesa. E procurerà sempre gravi danni psicofisici alle donne che vi ricorrono.

Anche in Portogallo dunque l’obiettivo delle ancor piccole realtà che si battono per la difesa della vita è l’abrogazione totale di ogni legge abortista, senza eccezione alcuna.

Federico Catani

P.S. Visto che ricorre quest’anno il centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima, i lettori non credenti o non cattolici abbiano pazienza, ma un riferimento a suor Lucia dos Santos (morta nel 2005) va fatto. La veggente, di fronte ai tentativi di legalizzare l’aborto nel suo Paese, disse: «Se il Portogallo non approverà l’aborto, è salvo; ma se invece lo approverà, dovrà soffrire molto. Per il peccato di un singolo individuo paga la persona che ne è responsabile, ma per il peccato di una nazione paga tutto il popolo. Perché i governanti che promulgano leggi inique lo fanno in nome del popolo che li ha eletti». Un ammonimento chiaramente valido per ogni Stato. Del resto, non ci vuole molto a capire che un popolo che ammazza i suoi figli non ha futuro...



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