14/08/2019

Aborto no, senza se e senza ma: per legge!

E’ ancora possibile un no netto, chiaro, incondizionato all’aborto?

Apparentemente no.

Anzi, il solo auspicare un divieto di aborto, perfino in certi settori del mondo cattolico, è oggi vista come una provocazione di cattivo gusto e, soprattutto, fuori dal tempo. Eppure c’è chi, questa posizione di inflessibile condanna della pratica abortiva, ancora la sposa. Stiamo parlando in un Paese piccolo ma, da questo punto di vista, di grande esempio: Malta.
Sì, perché nella piccola isola del Mediterraneo – come evidenziava nelle scorse settimane
un lungo articolo al riguardo, da parte del giornale Il Post – sulla base di una legge che risale al
1724 chi si sottopone a un aborto e chi lo procura rischia fino a tre anni di carcere. Uno stato di
cose che fa di Malta l’ultimo Paese in Europa a proibire di fatto completamente l’aborto. Non ci sono legislazioni più restringenti: perfino in Irlanda del Nord e in Polonia, tra i paesi più conservatori del continente, l’aborto è permesso quando la salute della donna è a rischio, e in Polonia anche in caso di stupro o incesto».Ma «a Malta no», conclude sconsolato Il Post, «e le cose non sembrano destinate a cambiare presto».

In realtà, diversamente da quanto scrive il giornale progressista, ci sono anche altri Paesi
dove i principi non negoziabili sono tornati fortemente in auge – si pensi, su tutti, al caso
dell’Ungheria -, tuttavia può tornare comunque utile porsi questa domanda: è Malta ad essere rimasta indietro o è il resto d’Europa, in tema di aborto, a credersi progredito senza in realtà esserlo?

Il solo porsi un simile quesito sarà da alcuni vista come una provocazione. Invece è una
domanda che ha, eccome, il suo senso. Per più ragioni.

Tanto per cominciare perché un Paese che legalizza l’aborto volontario legalizza una pratica
che non agevola, ma mina la salute delle donne. Non a caso la ricerca più autorevole ha rilevato come la perdita volontaria di un figlio sia associata – per fare una rapidissima panoramica – ad una più alta incidenza di tumori al seno, isterectomia post-partum, placenta previa, futuri aborti spontanei, depressione, abuso di sostanze, mortalità materna, suicidi.

Viceversa, il demonizzato divieto di aborto – contrariamente a quanto affermato dalla
propaganda abortista – non comporta una maggiore mortalità materna, come evidenziato anche da una ricerca pubblicata nel 2012 su PLoS ONE. Prima che le cose purtroppo cambiassero anche in Irlanda, con il divieto di aborto vigente, si era registrata una bassissima di mortalità materna, addirittura la più bassa al mondo nel 2005 e la terza più bassa nel 2008.

L’incubo delle mammane, dati alla mano, è dunque appunto più incubo che realtà.

Ne consegue come l’isola di Malta, anziché essere culturalmente in ritardo, sia in realtà un faro rispetto agli altri Paesi. Del resto può capitare – e spesso è capitato – che la maggioranza abbia torto, anche se si tratta dalla maggioranza degli Stati considerati avanzati.
Un esempio storico è quello del commercio degli schiavi, pratica messa al bando per la
prima volta nel 960 dalla Repubblica Serenissima di Venezia nel 960. Ebbene, se Pietro IV Candiano si fosse fatto intimidire o avesse preso a modello gli ordinamenti giuridici degli altri Stati, non avrebbe mai dato il buon esempio riunendo l’assemblea popolare e facendo approvare una legge che, per la prima volta nella storia, inaugurava il filone normativo anti-schiavista.

Fortunatamente per lui, e per la storia, ha però fatto altrimenti. Esattamente come oggi Malta resiste a tendenze di morte confermandosi come un’isola di buon senso e di attaccamento al diritto alla vita.

Giuliano Guzzo

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