29/12/2017

Aborto non è “aiuto umanitario”: vittoria prolife all’ONU

Una battuta d’arresto alle macchinazioni della burocrazia e delle lobby pro aborto dell’ONU, di tanto in tanto, fa piacere.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha rifiutato di considerare l’aborto come parte essenziale della risposta all’emergenza umanitaria.

“L’accesso all’aborto sicuro e legale” era stato incluso nel pacchetto di servizi minimi essenziali di salute sessuale e riproduttiva, noto come MISP , progettato dalle agenzie delle Nazioni Unite per gli interventi umanitari nei Paesi in crisi.

L’Assemblea Generale ha ragionato sull’ambiguità di questo strumento e non ha appoggiato né raccomandato il MISP nel deliberare la risoluzione sul coordinamento del sistema delle Nazioni Unite nel contesto degli aiuti umanitari.

Il colpo è stato duro da digerire: era stato proprio il Consiglio Economico e Sociale a raccomandare l’approvazione del MISP, fin dalla scorsa estate, anche se all’epoca ancora il documento non parlava di aborto e di diritti sessuali e riproduttivi.

L’ultima versione del MISP, invece, era stata concordata dalle agenzie delle Nazioni Unite e dai giganti dell’aborto, Planned Parenthood (ben nota ai nostri Lettori) e Ipas (dal sito istituzionale, leggiamo la sua mission: “Lavoriamo globalmente per garantire che le donne e le ragazze abbiano un migliore accesso all’aborto e alla contraccezione”).

L’UNFPA, Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite, è stato un altro attore chiave del MISP e non ci sorprende affatto che promuova l’aborto, come “emergenza umanitaria”

Tuttavia, l’UNFPA (che quest’anno ha perso i finanziamenti statunitensi) ha cercato di farlo passare in modo furtivo: non lo nominava tra gli obiettivi principali del MISP, lo menzionava solo in una nota, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Planned Parenthood e l’Ipas avrebbero preferito un approccio più diretto.

E comunque la versione finale del MISP  definiva l’accesso all’aborto sicuro come una necessità negli ordinamenti giuridici di tutti gli Stati e in tutte le politiche nazionali e sostiene debba esserci l’aborto tra gli aiuti umanitari.

Il bello è che l’iniziativa da parte delle diverse agenzie dell’ONU coordinate tra loro e con le ONG interessate di garantire questo MISP, questi servizi essenziali,  lanciata poco dopo la Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo nel 1994, non ha un parallelo paragonabile, cioè non esiste un analogo “pacchetto” sponsorizzato dall’azione coordinata delle agenzie ONU, per l’accesso a salute, acqua, servizi igienici, cibo o riparo di base.

Redazione

Fonte: Lifenews


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