14/08/2014

“Aborto” non è il termine adatto, né “omicidio”. E’ un “massacro”

100 dollari l’ora. Un lavoro ben pagato: viaggi da una parte all’altra degli Stati Uniti e non ti impegna tanti giorni alla settimana. Sulla carta, un ottimo impiego per pagarsi gli studi universitari e fare esperienza.

Questo era l’approccio con cui una giovane americana aveva intrapreso la sua occupazione di interprete nella lingua dei segni per la Planned Parenthood.

Per lo più si occupava di spiegazioni formali, prenotazioni di visite per i pazienti. Discussioni generali.

Sapeva che lì si praticava l’ aborto e, cresciuta con valori cristiani, lei non l’avrebbe mai voluto affrontare, ma contemporaneamente si domandava: “Chi sono io per giudicare un’altra donna?”.

Alibi comune, non trovate?

Ma arrivò il giorno in cui le teorie si frantumarono sulla verità: il 1 novembre 2012 le venne chiesto tradurre quanto stava per accadere ad una ragazza, Kate, alla diciottesima settimana di gravidanza.

Si trattava di un aborto .

 

Interpretare divenne difficile, impossibile: quello che pensava essere solo un grumo di coaguli di sangue erano invece parti di un corpo umano. E mentre guardava il medico tirare fuori  pezzo a pezzo questo bambino dal ventre della madre, non ha potuto fare altro che piangere. In preda ad una crisi di pianto, singhiozzando senza tregua, è stata allontanata per non spaventare i pazienti.

Ha immediatamente lasciato quel lavoro.

L’ aborto non è una parola abbastanza forte per quello che avevo visto.” ricorda la ragazza “Nemmeno omicidio è sufficiente. Per me, l’assassinio implicava che la persona avrebbe potuto essere in grado di combattere e difendersi. No, questo è stato un massacro.”

Redazione

Fonte: Life News

 

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