16/02/2017

Aborto – Trump, segno di contraddizione (anche per i cristiani)

Sull’aborto Trump ha una visione molto differente da Obama e dalla Clinton. Spesso però non viene compreso, neanche dai cattolici.

Il giudizio (negativo) sul neo-presidente USA è motivato, nella maggior parte dei casi, dalla sua posizione sull’immigrazione. E in effetti il tycoon è entrato a gamba tesa su tale questione già in campagna elettorale e con più di una dichiarazione sospetta di razzismo e intolleranza. Eletto Presidente, ha firmato un ordine esecutivo di progettazione di un muro al confine col Messico, per interrompere l’immigrazione clandestina, e un decreto sui visti in entrata che sospendeva per 90 giorni gli ingressi da sette Paesi islamici. Le proteste e le conflittualità, in America e fuori, non sono mancate. Eppure, il suo predecessore aveva respinto oltre 2 milioni e mezzo di immigrati (negli otto anni dei suoi due mandati presidenziali) e in alcuni dei paesi interessati dal Ban Islam aveva fomentato conflitti sanguinosi, che hanno causato centinaia di migliaia di morti e milioni di rifugiati, senza che tali decisioni provocassero reazioni contrarie così violente.

Il fatto è che Obama non infrangeva quella regola non scritta che si chiama “politically correct, con i suoi assiomi post-illuministici e le sue post-verità. Laicismo, secolarismo, emigrazionismo, ecologismo, etc. erano le sue parole d’ordine nel quadro di una gestione della globalizzazione liberal, che certamente non scontentava i poteri forti.

Ma Trump sbandiera altre verità: protezionismo, nazionalismo, richiamo alle tradizioni anche religiose. Esterna istanze identitarie compresse e colpevolizzate rappresentando, anche in modo discutibile e contraddittorio, qualcosa di radicato nella storia e nei sentimenti più profondi del suo popolo. La sua è, quindi, una rottura di stile e di linguaggio, che sottintende un’inversione a U ideologica.

Quanto ai temi bioetici, Obama e la Clinton erano ecologisti e pro-aborto. Una strana commistione morale, in base alla quale si può supponentemente disporre che non si deve distruggere un uovo di aquila, pena da 250000 $ di multa fino a 2 anni di galera, mentre è legale uccidere un embrione umano. Trump invece, già in campagna elettorale, si è impegnato a rendere permanente l’“Hyde Amendment (introdotto nel 1976 per iniziativa del deputato Repubblicano Henry J. Hyde), che impedisce di utilizzare soldi dei contribuenti per finanziare l’aborto, se non in caso d’incesto o stupro.

Nel terzo dibattito televisivo per le elezioni presidenziali, il 19 ottobre, la Clinton ha difeso il “partial birth abortion, l’aborto al nono mese di gravidanza. In altre circostanze ha dichiarato che i bambini non ancora nati non godono di alcun diritto costituzionale: «The unborn person doesn’t have constitutional», e che la decisione di abortire spetta unicamente alla donna. Trump ha invece fatto del diritto alla vita un argomento della sua campagna elettorale con la scelta di Mike Pence, paladino del movimento antiabortista, a suo vice. Da Presidente, con uno dei suoi primi decreti esecutivi, ha sospeso i finanziamenti ad ong ed organizzazioni internazionali con programmi di controllo delle nascite. Quindi, il primo febbraio ha nominato Neil M. Gorsuch, che si è opposto con fermezza all’eutanasia e al suicidio assistito (ma che ha anche difeso la pena di morte), giudice della Corte suprema. Gorsuch, in merito all’aborto, ha più volte dichiarato che non c’è alcuna “base costituzionale” per sostenere la priorità della libertà di scelta della donna sul diritto alla vita del nascituro.

Trump segno di contraddizione

matrimonio gay_Papa-Francesco_USA_omosessualismo_abortoNonostante questi atti e affermazioni di principio contro l’aborto, tuttavia, Trump ha attirato severe critiche da parte delle più alte gerarchie ecclesiastiche. Papa Francesco, in piena campagna elettorale, è arrivato, ad accusarlo di essere “non cristiano” per la sua posizione sull’immigrazione. Solo qualche giorno fa, il 20 gennaio, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais, dopo aver dichiarato di voler giudicare il Presidente sul concreto, ha alluso a Hitler: «Hitler non ha rubato il potere – ha affermato, rispondendo ad una domanda dell’intervistatore sui populismi in Europa e America -, è stato votato dal suo popolo, e dopo ha distrutto il suo popolo. Questo è il pericolo. Nei momenti di crisi non funzione il discernimento e ci difendiamo coi muri, con fili di ferro, con qualunque cosa, dagli altri popoli che ci potrebbero togliere l’identità».

Ma Trump continua ad essere sostenuto da decine di milioni di cattolici, non solo, quindi, da frange e settori tradizionalisti del cattolicesimo e dello schieramento “pro-life” americano. E questo anche in ragione del suo rigetto del “politically correct” sui temi etici.

Egli, infatti, si richiama ai valori non negoziabili di ratzingeriana memoria: protezione della vita in tutte le sue fasi (dal concepimento fino alla morte naturale – quindi no all’aborto e no all’eutanasia), riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, libertà educativa. Si dichiara contrario alle unioni omosessuali e alle legislazioni antiabortiste con irruenza e determinazione, rompendo una sorta di tacito patto di desistenza stabilitosi col mondo liberal. L’effetto importante è che egli diventa anche per i cattolici segno di contraddizione. Perché c’è un punto da sottolineare: al di là di ogni etica della situazione, la coerenza evangelica non ammette deroghe, accomodamenti, sulle questioni decisive in cui ne va della vita, del suo significato, del suo valore.

Come ha scritto Rocco Buttiglione (L’Approccio Antropologico di San Giovanni Paolo II e quello Pastorale di Papa Francesco, reperibile sul web): «In ogni contesto sociale alcuni valori vengono tendenzialmente occultati ed altri invece messi in evidenza. Anche i cristiani non si sottraggono a questa dimensione storica. La moralità dei cristiani in una certa fase storica o in una certa situazione sociale può non vedere certe situazioni di ingiustizia, tollerarle senza contrastarle, perfino considerarle accettabili o norma».

La misericordia, la comprensione verso il peccatore, non contempera lo sconto sui principi, sulle verità della fede. La fede smetterebbe, in tal caso, di essere sale della pasta. Il «Sì sì, no no» evangelico si oppone ad ogni irenismo morale, ad ogni annacquamento della parola nel brodo nichilista, ad ogni livellamento al minimo, ad ogni tiepidezza.

Clemente Sparaco


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