Nessuna autopsia verrà eseguita su Alfie Evans prima che sia sepolto, lunedì 14, in forma strettamente privata.
Nonostante tutto il trambusto internazionale, l’attenzione e le polemiche intorno alla sua morte, non ci sarà alcuna indagine o autopsia. Non se ne è più parlato sui media mainstream nemmeno sui media britannici – che hanno silenziato ampiamente il caso.
Sembra che non ci sarà l’autopsia anche se ad Alfie sono stati negati cibo e acqua per oltre 24 ore. Non ci sarà l’autopsia anche se Alfie è stato privato di ossigeno durante le prime ore successive alla rimozione del suo supporto vitale senza il consenso dei genitori. Non ci sarà l’autopsia anche se Alfie non ha ricevuto cure e trattamenti adeguati nei suoi ultimi giorni e non ha avuto la possibilità andare a ricoverarsi altrove. Non ci sarà l’autopsia anche se i medici non sanno ancora che malattia avesse Alfie. E non ci sarà autopsia anche se alcune fonti attendibili dicono che le sue condizioni sono precipitate (dopo una settimana che il piccolo riusciva a respirare da solo) dopo che ad Alfie sono stati somministrati dei medicinali dal personale dell’ospedale.
Il non voler fare l’autopsia è quanto meno bizzarro: quale modo migliore per dimostrare la buona fede e la professionalità dell’Alder Hey che un referto medico che accertasse le cause di morte di Alfie?
E’ strano anche che i genitori di Alfie non chiedano l’autopsia...
Sebbene ci siano prove e motivazioni sufficienti per un’indagine, non ce ne saranno. E gli osservatori di tutto il mondo saranno lasciati a chiedersi se Alfie sia morto naturalmente o se e quanto la sua morte sia stata accelerata.
Ironia della sorte, l’unica indagine avviata dal governo di Sua Maestà è sull’organizzazione cristiana che ha aiutato legalmente i genitori di Alfie.
Il primo ministro britannico Theresa May, del resto, ha sempre difeso l’ospedale, sostenedo apertamnete che i medici devono essere gli unici a prendere decisioni in questi casi di vita o di morte, scavalcando completamente genitori e famiglia.
Alfie Evans non è stato il primo bambino a essere ostaggio e poi vittima del sistema giudiziario e dal sistema sanitario britannico. Ci sono stati diversi altri casi simili. I più noti sono quello di Charlie Gard, e quello di Isaiah Haaastrup.
Possiamo e dobbiamo – tutti – agire, affinché cose del genere non si verifichino più.
Ieri, noi eravamo in piazza della Bocca della Verità, a Roma, per ricordare Alfie, Charlie ed Isaiah.
Domenica prossima saremo alla Marcia per la Vita. E tu?
Redazione
Fonte: LifeNews