02/05/2018

Alfie e la fine della democrazia inglese

Ripercorrendo le dolorose tappe della vicenda di Tom, Kate e Alfie Evans, si parla dellhabeas corpus uno dei fondamenti della democrazia che gli Inglesi si vantano di aver acquisito fin dai tempi della Mangna Charta Libertatum, nel 1215. Se questo è uno dei principi giuridici che presentavano il Regno Unito come la culla della democrazia moderna, le vicende di Charlie, Alfie e Isaiah ci rivelano che la “perfida Albione” ne è ora diventata la tomba.

I genitori di Alfie

Tom e Kate sono due ventenni di Liverpool. Entrambi di umili origini. Lei viene da una famiglia protestante, è la seconda di quattro figli, e ha frequentato corsi di parrucchiera e truccatrice. Lui è cattolico, ottavo di nove figli. Due ragazzi come molti, che la vita ha chiamato ad una grande battaglia, a virtù eroiche. A sedici anni si innamorano e si fidanzano. A diciotto lei rimane incinta ed è felice, malgrado l’età non pensa minimamente ad abortire perché quel bambino è suo figlio. Lui ha qualche difficoltà, si sente ancora troppo giovane, ha

tanti progetti. Molto spesso il concepimento di un bambino divide due ragazzi giovani, ma Thomas sa che l’amore tra lui e Kate è più forte, un amore che ha unito una protestante e un cattolico in un paese come l’Inghilterra non può non esserlo. Il 9 Maggio del 2016 nasce Alfie e quando Tom lo prende in braccio per la prima volta sente che Dio lo ha benedetto con quella paternità.

Dylan Askin: era senza speranza, staccano la spina, si riprende e guarisce

Pochi giorni dopo, il 16 Maggio 2016, al Queens Medical Hospital di Nottingham accadde qualcosa di incredibile: viene dimesso dall’ospedale in buono stato di salute Dylan Askin, un bambino a cui due mesi prima stava per essere staccata la ventilazione perché dichiarato senza speranza, a causa di una gravissima forma tumorale. Proprio nel momento in cui gli veniva staccata la spina aveva reagito con una forza vitale incredibile costringendo i medici a tornare sui loro passi. E’ un evento che dovrebbe insegnare molte cose a medici e magistrati. Ma purtroppo nel calvario del piccolo Alfie, che sta per iniziare, non se ne terrà minimamente conto. Kate, grazie al suo istinto materno, capisce subito che Alfie ha problemi gravi di salute, ma Tom, come fa ogni buon padre e marito la rassicura e la invita a fidarsi dei medici, che minimizzano: si tratta solo di un ritardo nello sviluppo. In ogni caso Alfie è un figlio di Dio. Tom e Kate lo sanno, non lo abbandonerà. Decidono di farlo battezzare nella Chiesa Cattolica.

Il ricovero di Alfie all’Alder Hey

Nel dicembre 2016, in seguito a crisi convulsive, viene ricoverato all’Alder Hey Hospital di Liverpool. Comincia ad avere attacchi epilettici e spasmi ogni 15 minuti. Alcuni durano fino a un’ora. Alla fine è necessario intubarlo. Dopo poche settimane Tom e Kate chiedono la tracheostomia, per evitare infezioni e la continua sedazione del bambino, ma i medici rispondono che è inutile perché sarebbe morto a breve. Ma Alfie non muore, anzi cresce, e quando la sedazione viene ridotta, apre gli occhi, si muove, sbadiglia. Però a differenza di Dylan non ha una diagnosi chiara e la situazione neurologica è compromessa. Tom e Kate si accorgono che il bambino non potrà guarire, ma vogliono assisterlo e curarlo finché non morirà naturalmente. Sanno che il loro figlio è una benedizione, e che nessuno è e sarà mai come Alfie Evans.

Inizia la battaglia: con Tom e Kate c’è l’esercito di Alfie

La battaglia è dura, ma i genitori non sono soli. Un esercito sostiene “il piccolo guerriero blu” (il soprannome, perché spesso indossa la maglia blu dell’Everton FC). Tramite i social network il caso di Alfie sale alla ribalta internazionale. Non lo appoggiano soltanto associazioni pro-life, da Inghilterra, Italia e Polonia, ma anche semplici mamme, nonne e soprattutto tantissimi giovani. Moltissimi i tifosi dell’Everton, che ricevono sostegno anche da tifoserie italiane e polacche tramite account twitter e striscioni nelle curve degli stadi. Alcune eccellenze ospedaliere in campo pediatrico, tra cui il Bambin Gesù di Roma e il Besta di Milano si offrono di accogliere il bambino per vedere se sia possibile effettuare una diagnosi. Secondo Matilde Leonardi, direttrice del Coma Research Center dell’Istituto Besta, c’è una possibilità del 40% di giungere ad una diagnosi e scoprire le cause della malattia. Ma la prognosi, ossia la previsione del decorso della malattia, è al momento infausta. Scatta una gara di solidarietà perché i genitori abbiano i soldi per poter trasportare in sicurezza il bambino in uno di questi ospedali. Il presidente dell’Everton dona 10.000 sterline, quasi 14 mila euro, alla famiglia Evans. In poco tempo vengono raccolti i fondi necessari.

Intanto, a Londra, vengono uccisi prima Charlie Gard e poi Isaiah Haastrup e la “giustizia” inglese si accanisce contro Alfie

Intanto a Londra ad altri due bambini dichiarati inguaribili Charlie Gard e Isaia Haastrup, dopo estenuanti battaglie legali, viene rimossa la ventilazione nonostante il parere contrario dei genitori. Muoiono per asfissia. Anche l’Alder Hey Hospital nega agli Evans di portare via Alfie e comincia una durissima controversia giuridica. Tom e Kate nel corso dei processi, a senso unico, dove vengono messi da parte testimoni importanti – come l’infermiere Patrick Hutzler, che si era più volte espresso a favore della tracheostomia -, si sentono dire che la vita di Alfie è “futile” e che il suo migliore interesse è la morte perché la situazione è disastrosa. I medici degli ospedali italiani, tedeschi e polacchi che hanno visitato il bambino, pur convenendo sulla gravità della situazione, non concordano sul fatto di staccare la spina. Izabela Palgan, pediatra e oncologa infantile polacca, dichiara sul Daily Exspress: “Non ci sono segni di danni al tronco encefalico nel test di risonanza celebrale. Il bambino non sta morendo. Sulla scala del coma pediatrico di Glasgow il bambino si colloca a circa otto-nove punti, quindi questo non è un caso di morte cerebrale. Il bambino reagisce alla voce del padre e apre periodicamente gli occhi. Stringe la bocca quando gli viene data una tettarella”. Ma l’ospedale di Liverpool non intende lasciare andare via il bambino. Comincia un calvario giudiziario. Si arriva fino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Alla fine i giudici decidono che la ventilazione deve essere rimossa. Ma per tutelare la privacy del bambino l’ospedale non comunicherà data ed ora della rimozione.

Tom non si rassegna, l’ospedale chiama la polizia

Tom non si rassegna. Forte del parere legale di un pool internazionale di avvocati – tra cui il Christian Legal Centre e Giuristi per la Vita – decide di revocare il “dovere di cura” all’Alder Hey e di portare via il bambino. L’ospedale si oppone e chiama la polizia per fermare il trasferimento. Diverse centinaia di persone – alcune fonti parlano di quasi 2.000 – manifestano fuori dall’ospedale in supporto di Tom. Molti i giovanissimi. La situazione si riscalda. Tom sa che la sua è una battaglia per il valore della vita e che quindi non deve danneggiare la quotidiana attività dell’ospedale così interviene per placare gli animi. La polizia alla fine lo ringrazierà, tramite messaggio sull’account ufficiale di twitter, perché il suo intervento ha permesso di mantenere l’ordine pubblico. Il calvario continua e l’ospedale minaccia Tom e Kate di denunciarli per aggressione, se si avvicineranno al bambino.

L’habeas corpus, il principio dell’inviolabilità della libertà personale

Ai genitori di Alfie non rimane che appellarsi ad un diritto sacro per gli inglesi: l’habeas corpus, il diritto alla libertà individuale. Tale diritto è il perno su cui si tiene la democrazia liberale britannica ed alla base di ogni forma di democrazia occidentale. La monarchia costituzionale inglese lo aveva sancito solennemente nel XVII secolo, in seguito alla gloriosa rivoluzione, contro le angherie dello Stato. Nel 2018 un ventenne cattolico proveniente dal popolo rivendica questo diritto per difendere la vita di suo figlio. Dichiarando nei fatti il fallimento della gloriosa monarchia costituzionale inglese, da sempre ispirata agli ideali liberali. La Regina non si esprime. Il Parlamento, non consultato neanche per avallare l’attacco in Siria, in questa vicenda risulta assente. Il Governo, sempre più impotente di fronte all’aumentare della violenza, all’ondata record di omicidi e alla minaccia del terrorismo islamico, preferisce blindare un ospedale pediatrico con un centinaio di poliziotti, piuttosto che presidiare in modo adeguato un incontro di calcio a rischio violenze come Liverpool-Roma. Il potere giudiziario si ritrova quindi senza argini. Anche il ricorso sull’habeas corpus viene respinto.

Rimangono i corpi intermedi e le famiglie, la loro buona battaglia contro lo strapotere dei tribunali.

Rimane il coraggio di due genitori che non si rassegnano quando tutto è perduto. Coraggio che secondo Papa Francesco è immagine dell’amore di Dio che difende i suoi figli. Ma il loro coraggio non è bastato, come non sono bastati gli appelli del Pontefice e i tentativi del governo italiano, di concedere la cittadinanza italiana al bambino. La sentenza è stata emessa. La ventilazione è stata rimossa, gli è stato somministrato un ipnotico e un potente analgesico. Secondo quanto detto in udienza da Michael Mylonas, avvocato dell’ospedale, Alfie doveva morire dopo 15 minuti, ma ha resistito per giorni. La sua capacità di respiro autonomo ha dimostrato al mondo che non c’era accanimento terapeutico, perché i trattamenti somministrati non erano sproporzionati rispetto alla sua condizione clinica ma erano un sostegno vitale. I medici però hanno proseguito accanendosi contro la sua vita, negandogli per 36 ore l’alimentazione e per diverse ore l’idratazione e sottraendogli anche la mascherina CPAP, solitamente usata da chi soffre di apnee notturne per avere una leggera ventilazione, perché non era di proprietà dell’ospedale. Tom e Kate non si sono accaniti, hanno tentato di mediare con l’ospedale, senza rinunciare ai loro principi, hanno chiesto a tutti di allontanarsi per poter portare via il bambino pacificamente. Hanno combattuto la battaglia e conservato la fede. Consapevoli che il loro Alfie, «il piccolo gladiatore ha messo le ali» per volare in cielo.

 Angelo Fornari

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