29/07/2018

Amnesty International e aborto: diritti umani sì, ma non per tutti

C’è chi dice che la politica pro aborto di Amnesty International è «grottescamente ironica».

Amnesty International, infatti, dal 2007, in sostanza, promuove l’aborto come “diritto umano”. Finora la posizione ufficiale (formale) era di “neutralità”, ma in una conferenza tenuta in Polonia all’inizio di questo mese, Amnesty International ha ribadito questa presa di posizione. Del resto in Irlanda si era palesemente schierata per l’abrogazione dell’ottavo emendamento e in Sud America, dove può, da anni combatte contro le leggi statali restrittive sull’aborto.

Sul sito web di Amnesty International si legge: «L’accesso all’aborto sicuro è un diritto umano. Secondo le norme internazionali, ognuno ha il diritto alla salute e il diritto ad essere libero dalla violenza, dalla discriminazione e dalla tortura o da trattamenti crudeli, inumani e degradanti».

Quindi benvenga il ripristino dello ius vitae ac necis degli antichi Romani!

È grottescamente ironico, ha detto Ciarán Kelly di The Christian Institute, che l’organizzazione nata per la tutela dei diritti umani ignori totalmente il diritto alla vita degli esseri umani più vulnerabili. Si oppone alla pena di morte, anche di condannati per delitti efferati, ed è a favore della pena di morte dei bambini nel grembo materno.

A Varsavia, comunque, Amnesty International ha approvato delle «proposte per affrontare le devastanti conseguenze sui diritti umani dei tentativi sbagliati da parte degli Stati di criminalizzare e limitare l’aborto e di punire le persone per l’uso di droghe» (e anche sul “diritto umano” a drogarsi ci sarebbe molto da ridire...).

Sull’aborto, il suo comunicato stampa dice che gli Stati non solo devono depenalizzare l’aborto, ma garantire l’accesso all’aborto sicuro e legale [“safe and legal” vecchio slogan falso e bugiardo... ndR], in modo ampio, che rispetti pienamente i diritti di tutte le donne, di tutte le ragazze e di tutte le “persone” che possono rimanere incinte [perché loro sono politicamente corretti e sanno che ci possono essere «“maschi” con utero e ovaie» che si fanno fecondare e partoriscono... ndR]. Questa è dunque la posizione ufficiale di Amnesty International, che sostituisce quella del 2007.

Non sono mancate le proteste in seno alla grande multinazionale dei diritti umani: S.E. Michael Evans, vescovo della East Anglia, ha rassegnato le dimissioni dopo trentuno anni di coinvolgimento attivo nell’organizzazione, idem i membri della SPUC, in particolare l’ex presidente del consiglio esecutivo di Michael Hill.

Insomma, i diritti umani non si toccano, tranne quelli dei bambini nel grembo. Perché per Amnesty International, evidentemente, i bambini nel grembo non sono esseri umani.

La cosa non ci sorprende affatto: i diritti umani per Amnesty e per tante altre grandi Ong e agenzie Onu sono solo per alcuni: da anni, per esempio, rispetto alla questione dei diritti umani in Cina, l’atteggiamento di Amnesty International è molto tiepido. Chissà. Anche i Cinesi, forse, non sono del tutto umani.

Bisognerebbe che Amnesty International spieghi cosa intende per “principio di uguaglianza”.

Redazione

Fonti: LifeSiteNews, The Christian Insitute

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.