16/11/2018

Asia Bibi, parla Sgarbi: «Il Canada laicista rischia di averla più a cuore della cattolica Italia»

Il Canada si è offerto di accogliere Asia Bibi, la donna pakistana condannata a morte in Pakistan per blasfemia e ora nascosta in un luogo protetto per sfuggire ai fondamentalisti islamici che la vogliono morta in seguito all’assoluzione decisa dalla Corte suprema. Ma il Canada ha specificato di accogliere la Bibi come “simbolo di libertà” non come “cristiana perseguitata”. E si tratta del Paese più libertario al mondo, dove sono consentiti tutti i cosiddetti diritti, dall’aborto all’eutanasia passando per le nozze gay e l’utero in affitto. Non c’è così il rischio di trasformare Asia Bibi in un simbolo libertario? Asia Bibi non è un dissidente politico, né una militante che ha svolto azioni contrarie all’ordine pubblico nel suo Paese. È stata otto anni in carcere e ora rischia di essere uccisa soltanto perché cristiana. La sua libertà non può dunque essere ricondotta al concetto di genericità proprio del Canada, che considera libertà anche uccidere un malato terminale e vendere un bambino a una coppia gay dopo aver consentito loro di affittare un utero. Pro Vita ne ha parlato con il parlamentare di Forza Italia e critico d’arte Vittorio Sgarbi da sempre molto sensibile ai temi della giustizia, del garantismo e dei diritti umani.

Il Canada è pronto ad accogliere Asia Bibi come “simbolo di libertà” e non come “cristiana perseguitata”. Non è pericolosa questa sottile differenziazione?

«Non credo si possano separare le due cose. Asia Bibi è sicuramente un simbolo di libertà nel momento stesso in cui nel suo Paese viene perseguitata in ragione della sua fede. Lei sarà sempre il simbolo vivente di una legge ingiusta che in Pakistan punisce chi professa una religione diversa da quella islamica. Quindi si tratta comunque di una libertà violata. Se sarà accolta in Canada sarà sempre e soltanto la donna pakistana che ha dovuto lasciare la sua terra per restare fedele a Cristo».

Però Asia Bibi non è una dissidente politica che rischia la vita perché ha creato caos nel suo Paese, ha sobillato il popolo o ha tentato di rovesciare l’ordine costituito. Paga per la sua fede. Quindi come si può accoglierla come si accoglierebbe un qualsiasi esiliato politico senza nel contempo denunciare e condannare il dramma dei cristiani perseguitati nel mondo?

«Asia Bibi è in questo momento il simbolo vivente delle persecuzioni contro i cristiani nel mondo. Chiunque l’accoglierà lo farà perché è questo ciò che rappresenta. Così come gli ebrei che venivano salvati dai campi di sterminio rappresentavano il simbolo vivente delle persecuzioni naziste. Indipendentemente dal fatto che li si accogliesse o meno in quanto ebrei o in nome di un principio di libertà».

Molti stanno chiedendo che sia l’Italia a concedere asilo politico ad Asia Bibi? Condivide?

«Sono assolutamente d’accordo e in questo caso allora sì che si potrebbe dare a questa operazione un significato davvero cristiano. Perché l’Italia da secoli è un Paese tradizionalmente ispirato ai valori del Cristianesimo e forse avrebbe più diritto, e dovere degli altri, di prendere a cuore il destino di questa donna e martire cristiana».

Anche lei si sente di lanciare un appello al governo?

«Si, anche se non so a cosa potrebbe servire. In Italia il governo non c’è. O meglio esiste un Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che sta lavorando sul fronte dell’immigrazione anche con significativi risultati, e poi il vuoto assoluto. Come può pensare che un governo a guida M5S possa prendere seriamente in considerazione una proposta del genere? Con tutti i problemi che hanno, le pare che possano andare a interessarsi di Asia Bibi? Poi non mi pare che fra i grillini vi sia una grande sensibilità sui temi della libertà religiosa. Mi pare che anzi da questo punto di vista abbiano le idee molto confuse».

Nei giorni scorsi diverse associazioni, fra cui Pro Vita, sono scese in campo chiedendo al sindaco di Roma Virginia Raggi di esporre la foto di Asia Bibi sulla facciata del Campidoglio. Dal sindaco nessuna risposta.

«Se la Raggi fosse vissuta ai tempi del Risorgimento forse non avrebbe difeso neanche Giuseppe Mazzini. Ecco perché paradossalmente il Canada laicista e libertario rischia di avere più a cuore il destino di Asia Bibi rispetto alla cattolica Italia. Non è un problema di religione o di cultura della laicità ma soltanto di competenza. Almeno i canadesi Asia Bibi, per una ragione o per un’altra, sono pronti ad accoglierla».

Americo Mascarucci

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