17/05/2019

Brasile: sceglie di non abortire e il bambino le salva la vita

La potenza della vita trionfa anche nelle situazioni più disperate. È accaduto in Brasile, dove una donna, nonostante i pareri contrari, ha portato a termine la sua gravidanza, ha rischiato di morire ma, alla fine, è stato proprio il bambino a salvarle la vita. L’incredibile storia, avvenuta alcuni anni fa, è stata diffusa dal webmagazine brasiliano Sempre Famìlia e ripresa in italiano dal Sussidiario.

Simone Marquesine, sposata e già madre di una bambina di tre anni, era incinta del secondo figlio, al quale erano state diagnosticate alcune gravissime anomalie: calotta cranica non chiusa, anagesia renale, spina bifida e microcefalia. Uno scenario sconfortante, una combinazione di situazioni per le quali la maggior parte delle madri scelgono di abortire. Per Simone non è stato così. «Per noi non c’era alcun dubbio», ha dichiarato la donna. «Dicevamo sempre che Dio ci aveva dato Lucas e solo Lui ce l’avrebbe tolto. Avevo già sentito il suo cuoricino battere, e anche se non fosse stato così non avremmo avuto il coraggio di effettuare un aborto. Naturalmente alcuni mi hanno detto che avrei dovuto abortire ma li ho ignorati».

D’accordo con il marito, Simone sceglie di sottoporsi al cesareo alla 38° settimana di gestazione, nella speranza di tentare l’intervento sul nascituro. Una decisione sofferta, per la quale la coppia si affida alle preghiere dei propri cari. «Sapevo che, assieme a parenti, fratelli e amici, Gesù sarebbe stato con noi fino alla fine», ha spiegato la donna.

Poco tempo prima, tra la 35° e la 36° settimana, Simone accusa forti dolori a una gamba, gonfiatasi in modo anomalo. È una trombosi e bisogna intervenire con urgenza. Alla gestante vengono applicati anticoagulanti vicino all’inguine e in un’arteria molto vicina al cuore. In quella drammatica circostanza è avvenuto il miracolo. «Il suo bambino l’ha salvata, perché la gravidanza ha esercitato una pressione e ha impedito che il coagulo si spostasse. Nelle sue condizioni, potrebbe essere fatale in qualsiasi momento», ha spiegato il ginecologo alla paziente. Se Simone avesse abortito, il coagulo si sarebbe spostato, risultandole fatale. Per venti giorni, la donna è rimasta immobile a letto per evitare questa eventualità. «In quei giorni ho ringraziato tanto Lucas per avermi salvata, e gli ho anche detto quanto lo amavo, pur senza vederlo», ha confidato ancora Simone.

Il piccolo Lucas è nato il 12 maggio 2012, proprio alla vigilia della festa della mamma. Simone non ha potuto vederlo perché ricoverata in terapia intensiva per emorragia. «Mia madre, mia suocera, una mia amica e mio marito mi hanno detto che era bello e perfetto, visibilmente non aveva malformazioni», ha detto la donna. Purtroppo il bambino, di 1,8 kg, è sopravvissuto solo 26 minuti. La sua nascita, però, ha salvato la madre.

Incredibilmente Simone, in quei giorni, è riuscita ad avere parole di conforto per una compagna d’ospedale, anche lei reduce dalla perdita di un figlio. Due giorni dopo, il marito di Simone e altri familiari celebrano il funerale del piccolo Lucas. La mamma «con molto dolore» non può partecipare alla cerimonia, essendo ancora ricoverata: l’emorragia l’aveva fortemente indebolita e costretta a una trasfusione.

Nelle settimane successive, Simone si è sottoposta a un trattamento per la trombosi. Per lei sono giorni di ulteriori sofferenze ma con una certezza nel cuore: «Ho fatto ciò che era giusto».

«Chi avrebbe mai pensato che, sette anni dopo, avrei raccontato questa storia, proprio a ridosso della festa della mamma. Mi emoziono come se fosse avvenuto oggi e mi sento molto onorata che Dio abbia scelto me per vivere questa storia», conclude Simone.

Luca Marcolivio

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