10/09/2014

Buone prassi europee sulla famiglia – L’Ungheria di Orban

Proprio in questi giorni, mentre ProVita è ospite del Forum Internazionale della Famiglia, a Mosca, per illustrare la situazione italiana, vogliamo dare spazio ad una buona notizia, ad uno spiraglio di luce che squarcia il buio in cui il Vecchio Continente sembrava esser irrimediabilmente sprofondato, fatto di ideologia gender, diritti LGBT, utero in affitto e procreazione artificiale: la destrutturazione della società umana così come da sempre è esistita.

Ieri abbiamo parlato della Slovacchia che, con una maggioranza schiacciante, ha inserito, come già la Slovenia aveva fatto, nel proprio dettato costituzionale la tutela del matrimonio eterosessuale come unico punto di riferimento per lo Stato ed interlocutore privilegiato per le politiche sociali.

In quest’ambito anche l’Ungheria è paradigmatica: pur in un contesto internazionale decisamente avverso, fatto di censure dell’Unione Europea e pressioni lobbiste, ha improntato il governo su valori tradizionali innervati di lotta all’euroburocrazia, ripristino della sovranità monetaria – riportando la Banca nazionale sotto il controllo statale, riforme economiche e politiche incentrate sulla promozione della famiglia, sulla libertà educativa e sulle tradizioni popolari. Aspetti, questi, che hanno permesso al partito Fidesz di Viktor Orban di riconfermare la vittoria sia ad aprile con la rielezione al Governo (attestandosi al 44,4%) che alle elezioni europee di maggio con il 51,5%.

 

L’Ungheria può essere vista come un esempio, un laboratorio di idee per l’elaborazione di una piattaforma politica incentrata sulla tradizione  e che dimostri prima al popolo e poi anche alle sovrastrutture internazionali come l’attenzione verso la famiglia e lo sviluppo spirituale dei propri cittadini sia la chiave di volta per costruire un futuro migliore. Ciò che può accadere nel piccolo, può divenire modello per il grande.

A Slovenia, Slovacchia ed Ungheria, si aggiungono Polonia, Montenegro, Bulgaria, Lettonia, Lituania, Croazia, Bielorussia e Moldavia. Tutte realtà, come spesso si fa notare, reduci dell’esperienza comunista che -proprio per aver saggiato sulla propria pelle la dittatura che annienta l’uomo- si riscoprono baluardi del rispetto del diritto naturale.

Il punto di riferimento più rappresentativo è certamente la Russia di Vladimir Putin che ha dimostrato di saper risorgere dalle ceneri dell’URSS come l’araba fenice ed invertire la rotta anche in un contesto mondiale che da tutt’altre spinte viene mosso.

Marika Poletti

 

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