26/02/2019

California: quando gli abortisti risarciscono i pro life

Lo Stato della California, governato grazie a una grande maggioranza dai democratici, deve pagare ai centri pro life circa 400.000 dollari, dopo averli obbligati a promuovere l’aborto negli anni scorsi. Alla California è stato ordinato di pagare tre centri di assistenza per la gravidanza e uno studio legale che li difendeva per un totale di circa 399.000 dollari, a seguito della sconfitta, la scorsa estate, alla Corte Suprema, della propria legge che bandiva l’attività di questi centri.

L’ordine di pagare i danni arriva quattro anni dopo che la California ha promulgato la Legge sul comportamento riproduttivo (Ab 2775), che ha costretto le cliniche mediche pro vita a promuovere l’aborto pubblicando messaggi pubblicitari sui loro siti web e sulle pareti delle sale d’attesa, oppure, se non avessero voluto farlo, a chiudere. Tali obblighi avevano costretto i centri pro vita a battaglie legali che si sono concluse con una loro vittoria di libertà con la Sentenza della Corte Suprema (Nifla vs Becerra) dello scorso giugno. Concludendo la causa pochi giorni fa, il giudice distrettuale Terry Hatter, del distretto centrale della California, ha detto che lo Stato dovrà pagare 399.000 $ in spese legali e altri costi al centro per la gravidanza e il centro di risorse familiari di San Bernardino. L’ordine al rimborso spese e al pagamento dei danni verso la California arriva proprio quando lo Stato delle Hawaii si prepara a pagare 60.000 $ in spese legali per i centri di gravidanza pro life, a cui era stata impedita la libertà d’azione e dopo che cinque mesi fa, per le stesse ragioni, la città di Baltimora era stata condannata a pagare 1,1 milioni di dollari per aver indebitamente limitato l’attività pro life di una Ong cittadina.

Limitare la libertà di espressione porta solo danni e costa a tutti i contribuenti, non solo ai favorevoli all’aborto. I democratici Usa e le agenzie abortive del Paese però sembrano non aver capito la lezione giudiziaria. Infatti, la lobby dell’aborto continua a prendere di mira i diritti di libertà di parola dei centri di assistenza per la gravidanza. In queste ultime settimane, il Connecticut sta prendendo in considerazione una misura che vieterebbe ai centri per la gravidanza pro vita di pubblicizzare se stessi in un modo che lo Stato ritenga «falso, fuorviante o ingannevole», cioè promuovendo la ragione sociale del loro impegno: la vita umana sin dal concepimento. Nel 2017, i centri di assistenza alle gravidanze negli Stati Uniti hanno servito quasi 2 milioni di cittadini offrendo servizi gratuiti (come ecografie, risorse materiali e corsi per genitori), e facendo risparmiare alle loro comunità oltre 161 milioni di dollari. Insomma, coloro che difendono la vita salvano bambini e portano benefici e risparmi; altri che sopprimono vite, costano e producono perdite per tutti. Possibile che non sorga un dubbio, se non morale o scientifico, almeno economico in coloro che si accaniscono contro la vita umana?

Luca Volontè

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