27/01/2018

C’è chi vuole una tassa sulla carne (salviamo gli animali!)

La PETA è una potente associazione animalista statunitense:  People for the Ethical Treatment of Animals, cioè “persone per il trattamento etico degli animali“.

La PETA, ci informa il bioeticista Wesley Smith, sta facendo azione di lobbying affinché si introduca una tassa sulla carne.

Mangiare la carne degli animali per certi ambientalisti animalisti è un peccato terribile.

Quindi a tutela della vita degli animali, andrebbero introdotte delle accise su carne bovina, suina e  di pollo, con lo stesso intento che muove le tasse sulle sigarette, gli alcolici e il gioco d’azzardo: lo stato fa cassa, ma i prezzi dei beni tassati aumentano e quindi le tasse dissuadono i consumatori da comportamenti nocivi. Nel caso delle tasse sulla carne, limitarne il consumo arginerebbe la mattanza degli animali che in teoria si chiamano – appunto – “animali da macello”.

Alla preoccupazione per la vita degli animali, si aggiunge poi il fatto che “la carne fa male” e che gli animali da allevamento sono molto inquinanti (c’è anche chi sostiene che il futuro per un’alimentazione sana e eco-sostenibile che non faccia mancare le proteine animali sia il consumo di larve e insetti. Ad un incontro in cui è stata prospettata questa nuova risorsa ai ristoratori di un vasto Comune del litorale romano, il tipo che proiettava slide spiegando che in fin dei conti una cavalletta non è diversa da un gambero è stato preso a pomodorate in faccia).

La PETA, comunque, vuole tassare la carne degli animali con lo scopo ultimo della messa al bando di tutto il consumo di carne e – alla fine – dell’allevamento di animali. Gli isterici dell’ambientalismo, dice Smith,  infatti sostengono che la flatulenza degli animali sia una causa del riscaldamento globale e perciò la tassa sulla carne è una delle proposte avanzate durante gli accordi di Parigi sul clima (un altro motivo per invidiare gli Americani che se ne sono  chiamati fuori grazie a Trump ...).

Inoltre se mangiamo meno carne ci ammaliamo di meno e quindi riduciamo i costi dell’assistenza sanitaria. Ma, allora, la nostra  “autodeterminazione” qui non conta? E se io firmassi delle DAT in cui chiedo di lasciarmi morire di abbacchio, bistecche e colesterolo?...

Fin qui le considerazioni sugli animali, sulla vita degli animali, che va rispettata.

Se invece si tratta di bambini, allora il rispetto della vita non importa più. La mattanza dell’aborto può continuare indisturbata. Gratis, a carico del SSN, anche per le donne ricche, senza dover pagare né tasse , né  ticket.

Alba Mustela

 


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