14/10/2012

Chen Guangcheng e Lou Xiaoying: due eroi per la Vita

Da trent’anni le donne e i bambini cinesi subiscono morte e violenza per la barbara politica di pianificazione familiare, posta in essere con la complicità della comunità internazionale.

Chen Guangcheng, 41 anni, non vedente, si è battuto contro la campagna di sterilizzazioni ed aborti forzati imposta dal regime comunista cinese nella provincia dello Shandong, nel 2004. Per questo è stato detenuto in un Laogai e costretto al lavoro forzato per più di quattro anni ed è stato obbligato agli arresti domiciliari per quasi due anni, durante i quali ha subito torture ed abusi insieme alla sua famiglia: amici e parenti sono stati arrestati. Grazie alla pressione internazionale è ora negli USA ma presto tornerà in Cina per continuare la sua battaglia. Lou Xiaoying, ormai condannata a morte da una gravissima insufficienza renale, si è battuta per la vita di tanti bambini per quasi tutta la sua esistenza, vissuta in povertà. Secondo il quotidiano cinese Yanzhao Metro Daily, Lou ha infatti salvato ben trenta neonati abbandonati sul ciglio della strada o nei bidoni della spazzatura nella città di Jinhua, nello Zhejiang, tragica testimonianza della politica del figlio unico cinese. Ancora oggi nel 2012, fra le tante libertà represse nella Cina post-olimpica, non è consentito ai genitori di avere il numero desiderato di figli. A parte alcune eccezioni, la regola è che ogni coppia deve procreare un solo bambino. Anche per sposarsi e per mettere al mondo un figlio è obbligatorio ricevere una licenza speciale emessa dal governo. Di conseguenza, la legge repressiva sulla pianificazione familiare causa decine di migliaia di sterilizzazioni e aborti forzati all’anno. Il Governo Cinese si vanta infatti di aver “evitato”, dalla prima introduzione della politica del figlio unico del 1979, ben 400 milioni di nascite. Che cosa accomuna Xiaoying e Guangcheng? Semplicemente il coraggio di battersi per i più deboli e per gli indifesi. Ambedue sono mossi dallo stesso spirito che spinge tanti altri dissidenti cinesi, come Mao Hengfeng e Huang Qi, a battersi contro gli aborti forzati e la“cultura della morte” che impera in Cina e che, purtroppo, è diffusa anche in occidente: basti pensare alla politica demografica attuata dalle agenzie dell’ONU, come l’UNFPA, a cui anche l’UE e l’Italia concedono ampi finanziamenti, che tra l’altro sostiene concretamente con mezzi e know-how la barbara politica di controllo delle nascite di Pechino. Con la scoperta del DNA, la scienza conferma che la vita di ogni essere umano inizia dal concepimento. Gesù Cristo ci insegna “non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”. Ebbene, come possiamo noi oggi meravigliarci dell’aumento delle guerre, delle violenze, dei soprusi, del fatto che neonati sono gettati nei bidoni di spazzatura o abbandonati per strada, dell’egoismo e del male imperante, se, con la scusa di un cosiddetto “diritto alla scelta” per la donna, dimentichiamo il diritto alla vita del bambino e quindi ne sentenziamo la condanna a morte, mediante l’aborto?

di Sveva Colonna

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