29/06/2019

Clint Eastwood ignora il veto mediatico sulla Georgia e vi gira il suo ultimo film

Infischiandosene dell’anatema lanciato dal mainstream hollywoodiano sulla Georgia, lo Stato americano colpevole di aver approvato la cosiddetta “heartbeat law”, ovvero la legge che vieta l’aborto dal momento in cui è possibile registrare il battito cardiaco del nascituro, un attore e regista non da poco come Clint Eastwood, ha deciso che girerà proprio in questo Stato tanto “boicottato” il suo prossimo film.

La notizia è ufficiale ed è stata diffusa dalla Nbc, ma è anche estremamente importante in quanto il boicottaggio lanciato e diffuso dalle stelle ma anche dalle “stelline” del cinema americano, mira a mettere in ginocchio una delle più importanti fonti di reddito dello Stato (le produzioni cinematografiche, per l’appunto). Guarda caso, anche la storia vera a cui il film di Eastwood fa riferimento è una vicenda basata su un grave atto di ingiustizia: un avvenimento in cui in modo eclatante il bene viene trasformato in male, con la complicità di certa stampa e il male in bene, un po’ come l’anatema abbattutosi sulla Georgia.

La pellicola, infatti, è ispirata alla vicenda di Richard Jewell, da cui il titolo The Ballad of Richard Jewell, un poliziotto che nel 1996 sventò un attentato alle Olimpiadi di Atlanta (capitale della Georgia) salvando molte vite umane. Inaspettatamente, però, nel giro di poco tempo, da eroe, il poliziotto venne trasformato e dato in pasto alla stampa come se fosse un presunto assassino sanguinario, in quanto finì tra i sospettati dell’attentato. In seguito però venne riconosciuto innocente, ma poco prima di morire, nel 2007, non rinunciò a fare ulteriore luce sulla vicenda e a ribadire ad alta voce la propria innocenza: portò in tribunale la stampa (di sinistra) che aveva montato a sue spese, un terribile “processo mediatico” ottenendo, con grande soddisfazione e grazie alla straordinaria assistenza legale di L. Lin Wood, un notevole risarcimento.

Insomma, una storia significativa che rappresenta, seppur riferendosi a un caso specifico, in modo emblematico, i danni gravissimi che l’élite dei media può, spesso volutamente, provocare quando decide di venir meno, per questioni ideologiche o di profitto, al proprio dovere essenziale verso la verità.

Manuela Antonacci

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