16/05/2016

Eutanasia? Il No della Marcia per la Vita in Portogallo

In Portogallo si discute di legalizzazione dell’eutanasia. Dopo aborto e matrimoni gay, questo sarebbe l’ennesimo attacco al diritto naturale nel Paese. Oltretutto, si tratterebbe di una violazione dell’art. 24 della Costituzione portoghese, che definisce la vita umana “inviolabile”.

Per questo motivo la sesta edizione della Marcia per la Vita (Caminhada pela Vida 2016), che si è tenuta sabato 14 maggio a Lisbona ed ha visto la partecipazione di circa 2mila persone, è stata tutta incentrata sulla lotta contro il tentativo di introdurre l’eutanasia ed il suicidio assistito. Lo si può leggere nel manifesto di invito alla mobilitazione.

Per l’occasione, la Federação Portuguesa Pela Vida, organizzatrice dell’evento, ha pubblicato un Manifesto-appello (“Tutta la vita ha dignità”) rivolto all’Assemblea Nazionale. Il documento esorta i deputati a rigettare ogni disegno di legge che apra le porte all’omicidio dei malati, considerati “inutili”. Quello all’inviolabilità, all’indisponibilità e all’inalienabilità della vita è un diritto umano fondamentale, il primo e più importante, che l’ordinamento giuridico deve riconoscere e proteggere.

Il manifesto, sottoscritto non solo da associazioni pro-life, ma anche da vari rappresentanti della società civile (medici, psicologi, giuristi e così via), ribadisce l’intrinseca dignità di ogni uomo, dal concepimento alla morte naturale e condanna il progetto di legalizzare l’eutanasia o il suicidio assistito: in tal caso, infatti, come per l’aborto del resto, lo Stato si arrogherebbe il diritto (abusando palesemente del suo potere) di giudicare chi è degno di vivere e chi no. In pratica, si legittimerebbe un vero e proprio omicidio di Stato. Per non parlare poi dello stravolgimento del ruolo dei medici, la cui missione – sancita nella deontologia professionale – è curare e salvare i pazienti, non ucciderli o permetter loro di suicidarsi. Portogallo_eutanasia_Marcia-per-la-vita

Inoltre, nell’appello e negli interventi al termine della marcia per la Vita, si è fatto notare che occorre investire piuttosto sulle cure palliative. È necessaria inoltre una vera e propria assistenza, anche a livello economico, alle famiglie con malati gravi e disabili in casa. Tutto ciò finora non sembra aver occupato molto il lavoro ed i pensieri della classe politica.

Per questo, anziché dare la morte per risparmiare, lo Stato dovrebbe prendersi cura di chi soffre. Il malato, anche incurabile, ha una dignità intrinseca in quanto persona e non può essere trattato come un prodotto fallato, da scartare quando non fa più comodo o è avvertito addirittura come un peso, come purtroppo già avviene con l’aborto e la fecondazione artificiale.

Una “civiltà” che sposa una simile visione della vita è profondamente disumana e destinata al collasso. Ecco perché i buoni portoghesi sono scesi in piazza e cercano di impedire l’approvazione di una legge sull’eutanasia.

Federico Catani


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