16/06/2014

Da soldato a donna. Le operazioni di cambio sesso a spese pubbliche

In questi giorni in cui per la strade è facile incontrare gente piuttosto costernata che parla di F24, tasi, tari, tares, imu e iuc, fa pensare al portafoglio la notizia dal Regno Unito in cui il HHS (il nostro SSN) ha perso la causa per cui è stato condannato a pagare le spese per la chirurgia e le terapie necessarie per il cambio sesso di un veterano dell’Esercito di Sua Maestà, Denee Mallon, che a 73 anni ha voluto trasformarsi in donna.

In un paese dove si tende a negare assistenza sanitaria gratuita ad anziani e disabili, perché non producono abbastanza PIL, la notizia dovrebbe risultare quanto meno “strana”.

Ma noi – che vogliamo essere distaccati dal denaro e dalle questioni materiali ed economiche – su questo aspetto della cosa passiamo oltre.

Mallon dice di avere un’aspettativa di vita attiva di almeno 20 anni (e noi gliene auguriamo anche di più) e che vuole viverli bene con se stesso/a.

Su questo punto, invece, ha risposto autorevolmente sul Wall Street Journal, uno psichiatra di fama internazionale, il dottor Paul McHugh. Egli sostiene apertamente che la convinzione di essere transgender e che il proprio sesso non corrisponde alla propria psiche è senz’altro un disordine mentale. Infatti non è fisicamente vero (tutte le cellule del nostro corpo sono sessuate col cromosoma xx o xy, anche quelle del cervello. E il cervello del maschio è fisicamente e tecnicamente diverso da quello della donna). Inoltre il non assecondare il desiderio di cambiar sesso non produce alcun trauma o danno al soggetto, anche se questi percepisce una situazione di disagio. Tale disagio psico esistenziale NON sarà mai superato grazie all’intervento chirurgico ed è indipendente da esso. Tant’è vero che l’Universitò John Hopkins ha smesso di praticare operazioni di cambiamento di sesso: i pazienti anche “soddisfatti” dalle stesse continuavano a presentare problemi psicologici seri. Studiosi svedesi hanno calcolato infatti che i tassi di suicidi tra coloro che hanno cambiato sesso sono 20 volte superiori a quelli del resto della popolazione. Conclude McHugh che “proclamare il cambiamento del sesso come un diritto civile e incoraggiare così l’intervento chirurgico,  vuol dire collaborare a promuovere disordine mentale”.

Che poi debba pagarlo il SSN con i soldi dei contribuenti è proprio ... roba da matti.

Francesca Romana Poleggi

Fonte: Bioedge

 

Blu-Dental

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