13/01/2019

Desmond: il travestito undicenne beniamino degli Lgbt

Sono i drag-kids la nuova frontiera dell’ideologia Lgbt. Non è bastato sdoganare la transessualità tra i minori, ormai si sta abbassando sempre più l’età media dei bambini coinvolti nel discutibile fenomeno e, come se non bastasse, c’è chi vuol renderli dei fenomeni da baraccone. È il caso dell’undicenne newyorkese Desmond Napoles, in arte Desmond Is Amazing, che ormai dall’età di sette anni, viene fatto esibire travestito da donna nei locali gay della Grande Mela. Il bambino è finito sulla copertina di giornali e riviste come VogueBoyCultureDaily Mail Uk e Buzzfeed e ha girato un film ancora non distribuito al cinema, dal titolo Pageant Material.

Ormai diventato un’icona gay, Desmond – secondo quando riferisce il sito lui dedicato – oltre che un’icona gay, viene definito una «fonte di ispirazione per molti» e una «espressione di speranza per il futuro». Viene quindi riportata una frase lui attribuita: «La gente dovrebbe avere la possibilità di ballare, cantare o vestirsi in qualunque modo. Puoi esprimerti come vuoi. Non importa se ti piace il jazz o il rap, il balletto o la sala da ballo, gli abiti da donna o i completi da uomo. Puoi semplicemente farlo. A me piace Diana Ross. Forse piace anche a te».

Già in età prescolare, il piccolo Desmond si divertiva a vestirsi a modo suo, con «lenzuola», «asciugamani», «t-shirt di sua madre» e «qualunque altra cosa utile per creare i suoi abiti e parrucche». A Desmond piaceva (e piace tuttora) «correre su e giù per i corridoio con i tacchi alti di sua madre», preferendo giocare con le barbie piuttosto che praticare gli sport dei suoi coetanei maschi. All’età di sei anni, folgorato dalla visione del film d’animazione Frozen, Desmond chiede alla mamma di comprargli un costume come quello della principessa Elsa.

Interpellato uno psicologo dell’età evolutiva, i genitori di Desmond si sentirono consigliati ad assecondare le tendenze del figlio e ad abbigliarlo come lui desiderava. Il bambino avrebbe espressamente dichiarato la sua omosessualità a nove anni, non riconoscendosi tuttavia come transgender bensì soltanto come attratto dallo stesso sesso e desideroso di vestirsi da donna. Non essendo ancora entrato nella pubertà, Desmond non avrebbe ancora avuto relazioni sentimentali, né approcci sessuali: il suo essere gay si identifica per lui nella certezza di non essere attratto dall’altro sesso e che, in futuro, vorrà accanto a sé un compagno maschio.

La storia personale di Desmond Napoles, le sue esibizioni come ballerino nei locali gay newyorkesi, ha fatto esplodere l’entusiasmo nel mondo dello spettacolo e, in particolare, nella comunità Lgbt, che ne ha fatto subito il suo beniamino. Secondo il cantante drag queen RuPaul, Desmond rappresenta addirittura «il futuro dell’America».

Quello che viene raccontato come un modello di emancipazione e di sconfitta dei pregiudizi, tuttavia, altro non è che un nuovo fenomeno mediatico, che, per giunta, strumentalizza l’immaturità di un fanciullo di soli undici anni. Viene infatti da chiedersi fino a che punto la stravaganza di Desmond sia la manifestazione spontanea di un giovane io irrequieto e quanto essa sia, in realtà, frutto di un’educazione ambigua e permissiva. Il fenomeno Desmond, lungi dal rappresentare una nuova frontiera di libertà e di diritti civili, è in realtà un inquietante business che fa leva sulla morbosa curiosità di molti e che rischia di sdoganare le condotte pedofile e pederaste. Se a molti potrà apparire un gioco, è anche vero che giocare sulla sensibilità e fragilità dei bambini può essere molto pericoloso. E può avere conseguenze drammaticamente imprevedibili.

Luca Marcolivio

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