01/09/2018

Disforia di genere a insorgenza rapida: non è innata

Lisa Littman, ricercatrice della Brown University School of Public Health, negli Stati Uniti, ha pubblicato il 16 agosto, su PLOS One, quello che la redazione di BioEdge presenta come «il primo studio serio su “disforia di genere a insorgenza rapida” (rapid-onset gender dysphoria, ROGD)». Si tratta di un fenomeno osservato e analizzato in maniera sistematica solo recentemente, che vede la disforia di genere insorgere improvvisamente durante la pubertà o dopo il suo completamento, senza che fossero pervenute avvisaglie in precedenza. Un’analisi di questo tipo contraddice apertamente la vulgata mainstream sulla disforia di genere (nient’altro che un’applicazione dell’ideologia del gender), che presuppone una base biologica, presente perciò fin dalla nascita e verificabile fin dalla più tenera età. E abbiamo visto in varie occasioni con quale nonchalance fior di specialisti suggerisce di assecondare se non rafforzare simili tendenze nei bambini.

In proposito, il fatto che la maggior parte degli specialisti, come rilevato dallo studio, non abbia «esplorato traumi o disturbi mentali come possibili cause di disforia di genere o richiesto le cartelle cliniche, in pazienti con manifestazioni atipiche di disforia di genere è allarmante», scrive la Littman. Nell’abstract si legge: «L’insorgenza della disforia di genere è avvenuta nel contesto dell’appartenenza a un gruppo di coetanei, in cui uno, diversi o persino tutti gli amici erano diventati disforici di genere e si identificavano come transgender durante lo stesso periodo di tempo. I genitori riferiscono inoltre che i loro figli hanno mostrato un aumento dell’uso dei social media prima della divulgazione dell’identità transgender». Più dell’80% dei genitori intervistati nello studio ha affermato che l’annuncio del loro bambino di essere transgender è venuto «all’improvviso senza significative prove precedenti di disforia di genere»; senza contare che molti siti web, afferma l’autrice, danno consigli agli adolescenti su come costruire una narrazione coerente con la disforia di genere .

Insomma, il contagio sociale, può essere determinante, soprattutto in gruppi chiusi. E – come dice da tempo Heyer, un ex transessuale che da 10 anni aiuta davvero le persone con disforia di genere – è spesso associata a sintomi depressivi, come il mangiare disordinato, l’aggressività, il bullismo e l’uso di droghe. Tuttavia si sono già levate voci contro questa analisi, con la definizione di questa ricerca come «faziosa scienza-spazzatura» (Advocate). Tra i motivi addotti dai critici, il fatto che la maggior parte dei genitori intervistati fosse contraria alla transizione di genere dei figli: si sa bene che oggi conservare integro il senso della realtà ti attira l’accusa di disonestà intellettuale. Del resto stiamo parlando dell’ideologia del sottosopra

Redazione

PS: A corollario di quanto sopra, l’ottima Benedetta Frigerio, su La Nuova Bussola Quotidiana, spiega come il fenomeno dei “bambini trans” sia in realtà il risultato della confusione che provocano nella loro testa gli adulti (i quali a loro volta sono ancora più confusi dalle mode e dall’ideologia...).

Fonte:
BioEdge

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