28/02/2013

Dove sono finiti tutti i bambini? L’America si interroga sul suo futuro e vede il baratro

Il settimanale liberal Newsweek: «Sempre più Americani sono senza figli per scelta, ma quello che potrebbe apparire sensato per la persona può significare un disastro per il continente intero»

«Seduti intorno a un tavolo in un bar in cui si fumano i narghilè, nell’East Village di New York con tre donne e un ragazzo gay, tutti fra i 20 e i 30 anni, e tutti decisi a non avere bambini, molte cose si fanno chiare», così comincia l’articolo dell’intellettuale ed esperto di demografia, Joel Kotkin e del redattore politico Harry Siegel, apparso sull’ultimo numero del settimanale Newsweek. «Dove sono finiti tutti i bambini? Sempre più Americani sono senza figli per scelta, ma quello che potrebbe apparire sensato per la persona può significare un disastro per il continente intero», è il titolo dell’analisi di sei pagine, che spiega come per la maggioranza dei giovani americani avere figli non solo non è ovvio, ma è una scelta legittima.

TASSI. I dati sono allarmanti perché dal 2008 in poi il tasso di sostituzione, che in America anche grazie ai parti delle donne immigrate si era sempre mantenuto sopra o vicino alla soglia minima, è sceso sotto di essa. Affinché ci sia ricambio generazionale in un paese, il tasso di fertilità deve essere almeno di 2,1 figli per famiglia: oggi è sceso a 2. Per la prima volta, dunque, gli Usa hanno un tasso di sostituzione negativo, con le immigrate che tendono a “occidentalizzarsi”. «Non so se sia egoismo», dichiara al giornale Jordan, una giovane di origine ecuadoregna cresciuta nel Bronx. Ma, sottolinea, «sento che nulla è stabile…». Non sbalordisce la risposta di Jordan, che oggi potrebbero dare anche persone di altre generazioni diverse dalla sua. Quel che invece fa la differenza fra lei e i suoi nonni è altro. «E non penso che vorrei che fosse diverso», continua la ragazza, che poi si contraddice, confessando di rifiutare un’idea destabilizzante: «I bambini, cambiano tutta la tua vita… e io non voglio che questo accada».
Gli autori citano alcuni dati del Giappone, dove nel 2050 ci saranno più persone sopra gli 80 anni che sopra i 15. Qui, «un ragazzo su tre, dai 16 ai 19 anni, dice di non avere interessi sessuali», con «il 60 per cento delle donne loro coetanee che condividono la stessa indifferenza». Anche l’Europa, «se indietro rispetto al fenomeno del disinteresse sessuale», ha dati comunque allarmanti, con un tasso di fertilità di 1,5 figli per donna. Colpisce il caso tedesco dove, nonostante i molti aiuti alla maternità elargiti negli ultimi 40 anni, il tasso di fertilità è fermo all’1,4. Anche qui il 30 per cento delle donne e il 48 di quelle di media età dichiarano di poter avere una vita felice anche senza figli. L’altro dato, segnalato dal Newsweek, è che questa convinzione non sia solo dei single ma anche di chi si sposa: di questi «solo il 41 per cento dichiara che i figli sono importanti in un matrimonio».

CAUSE. L’articolo elenca poi una serie di cause legate a questa convinzione. Si parla dello «spostamento dalla campagna alla città in aumento», dell’incremento «dell’uso di contraccettivi e dell’accesso all’aborto». Dopo la Prima Guerra Mondiale i bambini sono poi diventati un costo anziché «una necessità economica e culturale». Nel contempo ci si sta aggrappando sempre più ai benefit statali, mentre la popolazione invecchia e manca un ricambio generazionale. Per questo, si legge, «è arrivato il momento per noi di guardare cosa significa l’invecchiamento di una popolazione senza figli che cresce sempre più lentamente», sottolineando che il problema si sta aggravando con la rivendicazione di diritti crescenti senza doveri: «Gli americani stanno sia andando verso una spirale di costi crescenti, di rivendicazioni e di un vigore economico in diminuzione, sia creando una cultura segnata dall’iper-individualismo e dalla dipendenza dallo Stato, sgretolando la cellula familiare».
A confermare che la ragione del calo demografico non può essere la crisi economica il fatto che «già prima del 2008 le donne senza figli tra i 40 e i 44 anni, e di tutte le etnie, sono raddoppiate dal 1980 ad oggi». Sicuramente, si legge, le donne non si pongono il problema del 2050: «Mi piace avere la mia vita», spiega Elizabeth, donna di 33 anni. Anche da bambina, racconta ridendo, «le bambole non mi piacevano. Ho sempre voluto la Barbie con il suo fidanzato e un lavoro, non queste “cose” indifese». C’è poi chi parla di paura di fronte alla «responsabilità enorme di avere un figlio» e chi ha il terrore di perdere la sua giovinezza formando una famiglia. Nel libro The extraordinary rise and surprising appeal of living alone di Eric Klinenberg, pubblicato nel 2012, si descrive la convinzione, fra i levaptarori delle grandi città, che lo status single sia «un segno di successo, un marchio di distinzione, un modo di ottenere la libertà e di sperimentare l’anonimato che rende la vita in città esilarante». Circa la metà degli adulti americani sono, infatti, single.

CONSEGUENZE. Questo sta influenzando anche il mercato immobiliare: «Ciò ha portato alla costruzione di appartamenti sempre più piccoli (…) con il supporto dei sindaci cittadini, incluso quello di New York Michael Bloomberg», spiega il demografo Wendell Cox. Anche il movimento ambientalista starebbe contribuendo al trend. Architetti del calibro di Peter Calthorpe sposano l’idea dei verdi, come quella dell’ambientalista Jonathon Porritt, consigliere del principe Carlo, che ha chiesto alla Gran Bretagna «di dimezzare la popolazione, argomentando che avere anche solo due figli è da irresponsabili», perché produrrebbero troppo carbonio. La campagna di Obama ha puntato molto sul modello delle donne single a cui lo Stato ha promesso benefit dalla culla alla tomba. Anche se, si legge «nel lungo periodo queste donne ci perderanno» e non solo per via dell’invecchiamento della popolazione.

UNA RIPRESA. E qui la ripresa, usata dagli autori per allarmare e spronare i lettori del settimanale liberal a fare figli. Se, sottolinea Newsweek, «i conservatori, la popolazione religiosa dei mormoni e dei cristiani evangelici, i soli che continuano a fare molti figli, continueranno così, le cose cambieranno». Anche gli ebrei ortodossi fanno ancora molti figli, e solo a New York di ebrei così ce ne sono 2 su 5. Dunque, ipotizzando che anche questo «trend non si arresterà e che i figli cresceranno con le stesse idee pure politiche dei padri, persino la roccaforte progressista di New York sarà per forza tirata verso destra». Il che significa un maggioranza non solo a favore della famiglia, ma anche di una concezione della vita, dei legami e quindi anche della politica, opposta a quella liberal sopra citata.

di Benedetta Frigerio

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