21/11/2018

Down come panda: una specie in via di estinzione

In Canada le persone con sindrome di Down hanno chiesto di essere inserite tra le “specie in via di estinzione”.

Come i nostri Lettori sanno bene, purtroppo in molti Paesi, come per esempio l’Islanda e la Danimarca, le persone con sindrome di Down sono state praticamente annientate dall’aborto eugenetico. Nel Regno Unito vengono abortiti il 90% dei bambini con sindrome di Down, in Usa, il 75%. Anche il Canada è vicino al 90%. In Italia, ci attestiamo intorno al 35% (vedete qui l’analisi dettagliata dei dati fatta dal prof. Bendetto Rocchi).

Poco importa che  la stragrande maggioranza delle persone con sindrome di Down riferisca di avere una qualità della vita estremamente soddisfacente. Anche l’aspettativa di vita è aumentata costantemente: ora si attesta intorno ai sessant’anni e molti superano i settanta. E mentre la loro aspettativa di vita post-parto sale prepotentemente la loro aspettativa di vita pre-nascita precipita rovinosamente.

Ecco perché la Canadian Down Syndrome Society (Cdss) ha lanciato un’audace nuova campagna: Sindrome in via di estinzione e una petizione per chiedere di essere inseriti tra le specie protette secondo gli standard dell’International Union for the Conservation of Nature. Sappiamo bene che le persone con sindrome di Down sono appunto persone e non animali. Ma le associazioni animaliste ottengono il 90% in più di finanziamenti rispetto a loro, in tutto il Nord America. Il portavoce del Cdss, Ben Tarr, spiega che suo figlio Leo, che ha sei anni, ha già dovuto cambiare scuola tre volte a causa della mancanza di risorse disponibili. Le loro difficoltà sono ampiamente ignorate dai politici e dai media principali. Dopotutto, discutere dell’estinzione di persone con sindrome di Down vuol dire mettere in discussione la sacralità dell’aborto e sappiamo bene che il tabu non si può scalfire.

Le facce sorridenti delle belle persone nel video che hanno realizzato per la campagna, e che ha già ottenuto un milione di visualizzazioni, dicono proprio questo: «Io sono qui e sono prezioso. Mi vorresti aver ucciso perché pensavi di non poter amare uno come me?»

È triste doverlo ammettere: per sfuggire alle logiche della cultura della morte conviene farsi considerare animali più che persone. Pensate ad esempio ai cuccioli che per legge non devono essere separati dalle madri per un certo tempo: coloro che sono favorevoli al’utero in affitto, questa regola ai cuccioli d’uomo non la applicano...

Francesca Romana Poleggi

 

Fonte, anche per la foto: Lifesitenews

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