05/10/2018

Educazione: come ti erudisco il pupo LGBTQIA+

Visitiamo il sito di una scuola inglese, la Bewsey Lodge, a Worrington, tra Manchester e Liverpool (cliccare qui, se volete): si presenta come una scuola che insegna «PSHE, British Values, SMSC & LGBT+». Cioè: educazione personale, sociale e alla salute (PSHE Personal, social and health education), Valori Britannici (con la maiuscola), sviluppo spirituale, morale, sociale e culturale, (SMSC, Spiritual, moral, social and cultural development), & LGBT, Lesbiche Gay Bisessuali, Transgender +.

Il + sta per le svariate decine di altri generi esistenti. Alcuni ne contano 74, altri dicono che è impossibile elencarli tutti. Riportiamo alcuni esempi: pansessuali, polisessuali, poliamorosi, asessuali, skoliosessuali (attratti da tutti meno che dai cisgender, cioè quelli che un tempo si consideravano normali), transessuali, intersessuali, androgini, due-spiriti, fluidi, queer (cioè strani), agender, indecisi (“questioning”). Ci sembra opportuno specificarne almeno un po’, visto che si tratta di materie che rientrano nel curricolo scolastico dei bambini che frequentano la scuola… Ah, già, dimenticavo: si tratta di una scuola elementare.

La Bewsey Lodge è stata presa a modello, dalla BBC

Come potete vedere dal video, il servizio mostra come si fa tutto questo bel po’ po’ di educazione: si prende un bambino di sei anni, prima gli si racconta una fiaba gay e poi gli si fa scrivere una bella lettera d’amore: «Voi siete il principe Henry – dice la maestra – e dovete scrivere una lettera al vostro servitore chiedendogli di sposarlo».

Inutile dire che la Bewsey Lodge ha vinto un premio, una medaglia d’oro: “Educate and Celebrate” Best Practice Gold. Inutile dire che le uniformi della scuola, come quelle di molte altre scuole inglesi, sono unisex.

Intanto, però, pochi giorni fa il ministro delle Pari Opportunità di Sua Maestà, Penny Mordaunt, ha avviato un’indagine per capire il motivo per cui, secondo il Ministero della Salute, rispetto a dieci anni fa, si è registrato un aumento del 4.400 per cento dei bambini e adolescenti che vogliono cambiare sesso.  Chissà perché.

Un giorno si chiederanno anche perché forse sarà aumentato il numero delle prostitute tra le giovani studentesse inglesi. Allora gli ricorderemo che durante l’orientamento universitario, lo scorso mese, il SWOP (Sex Workers Outreach Project), in Sussex ha allestito uno stand alla Brighton University e alla Sussex University, offrendo preservativi e consigli sulla salute sessuale a potenziali “sex workers” tra gli studenti.

Ci riserviamo di approfondire la questione in un’altra sede. Ora torniamo all’educazione dei bambini. I Lettori diranno che gli esempi che vengono dall’Inghilterra sono comunque lontani. Ci hanno detto la stessa cosa quando denunciavamo la moda americana  e canadese  di invitare i drag queen (“i,” non “le”, anche se è politicamente molto scorretto, perché sono maschi) nelle biblioteche e nelle ludoteche pubbliche a leggere fiabe e a intrattenere i bambini. Lì si vantano, addirittura, di avere tra le soubrette un drag queen bambino, Lactatia.

Ebbene, al gay pride di Palermo e di Milano, La Repubblica con sussiego ci ha informato che già ci sono stati spazi dedicati ai piccoli in cui adulti travestiti ingioiellati e imbellettati hanno raccontato le fiabe ai bambini: «C’era una volta un mondo arcobaleno dove le donne si innamoravano delle donne e gli uomini degli uomini».

E l’America è ben più lontana dell’Inghilterra.

Francesca Romana Poleggi

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