09/09/2018

Educazione sessuale globale: l’ONU contro i bambini

Sempre più invasiva, pressante e coercitiva è la propaganda e la diffusione dell’educazione sessuale precoce da parte degli organismi internazionali, che in teoria dovrebbero essere votati alla tutela dei veri diritti umani, soprattutto dei soggetti più deboli. Pochi sanno per esempio che già nel lontano 1999 l’UNICEF aveva pubblicato un manuale che spiegava che si può trarre piacere dal sesso con le cose, gli animali, i minori o con persone non consenzienti (cfr.: Taller de salud sexual y reproductiva para madres y embarazadas adolescentes – Programa para la prevencion y attencion integral del embarazo en adolescentes, pag.89).

A suo tempo abbiamo segnalato un documentario di Family Watch International dal titolo molto eloquente: La guerra contro i bambini: l’agenda ONU per un’educazione sessuale globale, la Comprehensive Sex Education (CSE). La CSE viene promossa alle Nazioni Unite da documenti tesi all’affermazione di ‘diritti sessuali’ quanto mai opinabili, specie laddove consistano in una ‘educazione’ sessuale radicale e spregiudicata anche per i bambini molto piccoli. Molti conoscono gli Standard per l’Educazione Sessuale in Europa, pubblicati dall’OMS alcuni anni fa. Tra le diverse, gravi criticità c’è per esempio la pretesa di educare alla sessualità al di fuori e all’insaputa della famiglia, che è pregiudizialmente considerata incapace al riguardo; c’è la pretesa di trasmettere informazioni ai bambini nella fascia d’età 0-4 anni su “gioia e piacere nel toccare il proprio corpo – masturbazione infantile precoce”. Naturalmente gli esperti del mondo dell’infanzia sanno bene che l’atto di esplorare il proprio corpo, anche nell’area genitale, è naturale nei bambini. Tuttavia non è comprensibile perché ci debbano essere degli ‘specialisti’ che istruiscano i bambini – magari ‘in gruppo’ – su una pratica legata alla spontaneità infantile, senza tenere conto dell’intimità di ognuno e dei diversi gradi di sviluppo psicofisico.

In questi documenti delle Nazioni Unite è costante il riferimento ai ‘diritti riproduttivi’ e al ‘diritto alla salute sessuale’, che – incredibilmente – superano, oscurano e annullano il diritto alla vita, che dovrebbe essere il primo e fondamentale dei diritti umani. Nel 2015 l’OMS, nel rapporto intitolato Sexual health, human rights and the law (La salute sessuale, i diritti umani e la legge), ha ribadito che la ‘salute sessuale’ presuppone l’accesso a siffatta ‘educazione’ sessuale, e quindi l’accesso alla contraccezione e all’aborto a richiesta e fa propaganda della sessualità intesa come un gioco che dà piacere fisico fine a se stesso. Dice il documento che la salute sessuale dipende dalla «[...] possibilità di avere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizione, discriminazione e violenza». Ignorano, questi ‘educatori’, che la nozione di ‘rapporto sessuale a scopo ludico’ implica l’oggettivizzazione del corpo proprio e altrui, ed è dunque il primo passo verso la strumentalizzazione dell’altro (la ‘donna oggetto’ tanto deprecata dall’ideologia femminista) con il solo fine di avere esperienze sessuali ‘piacevoli’. Una filosofia perfettamente in linea con l’individualismo più sfrenato che degenera nel nichilismo e nell’autodistruzione dell’umano.

Tutti gli adulti, infatti, sanno bene quanto il sesso fine a se stesso – senza la necessaria maturità, senza un coinvolgimento emotivo e sentimentale davvero globale, fedele e per sempre – sia un piacere effimero, che lascia alla lunga profondamente delusi e insoddisfatti. Ed è facile capire che, laddove si giustifichi l’uso del corpo altrui per il proprio piacere, si consente alla sopraffazione dei soggetti più deboli. L’OMS, inoltre, insiste che «la sessualità umana comprende molte forme diverse di comportamento e di espressione» e che «l’accettazione della diversità dei comportamenti sessuali e della loro espressione contribuisce al senso generale di benessere e salute della gente». E poi si spiega che «la discriminazione e la disuguaglianza svolgono un ruolo chiave per compromettere la salute sessuale. Per esempio, coloro che vengono percepiti come persone che intrattengono pratiche sessuali socialmente inaccettabili, o con caratteristiche socialmente inaccettabili, come l’essere sieropositivo, vengono ingiustamente private del loro diritto alla salute sessuale». Insomma, la varietà di rapporti sessuali e la perfetta equiparazione di ogni preferenza, gusto, tendenza e pratica sessuale contribuisce al senso generale di benessere e alla salute delle persone.

Le categorie che la legge deve proteggere dalle discriminazioni e dalle criminalizzazioni sono, in particolare, gli adolescenti non sposati sessualmente attivi, le prostitute, i gigolò, i migranti (ma cosa c’entra l’essere migrante con l’attività e la salute sessuale?), le persone transgender o intersessuali e coloro che provano tendenze omosessuali, i quali attualmente soffrono per l’emarginazione e la stigmatizzazione, che comprometterebbero la loro salute personale. Veramente? Non solo l’esperienza comune, ma anche le ricerche scientifiche dimostrano che è vero il contrario. Il sesso promiscuo, e i rapporti omosessuali in particolare, non sono sani per niente, vista la recrudescenza delle epidemie di malattie sessualmente trasmissibili proprio nei Paesi ‘avanzati’, che più diffondono le politiche OMS per l’educazione sessuale delle nuove generazioni.

È sconcertante, poi, leggere che gli stessi Soloni che da un lato predicano l’informazione e la contraccezione ai fini della prevenzione delle malattie, dall’altro diffondono volantini e ‘libretti di istruzioni’ in cui – nel nome del libertarismo più sfrenato – spiegano che, se si è sieropositivi, non è necessario avvisare il partner o mettere il preservativo se la persona “non se la sente”... Altra cosa da segnalare è che il documento dell’OMS sulla CSE insiste sull’obbligo per gli Stati di aggiornare le loro legislazioni per rimuovere le barriere all’accesso all’educazione sessuale, alla contraccezione e all’aborto. Si richiede insistentemente l’emanazione di «leggi che favoriscano la diffusione di un’educazione sessuale obiettiva e completa, per tutti». Vanno invece abrogate «le leggi che limitano la libertà sessuale della donna e l’accesso degli adolescenti ai servizi sanitari – per esempio, richiedendo l’autorizzazione di terze parti – e le leggi che criminalizzano determinati comportamenti sessuali consensuali». Ne saranno contenti i pedofili.

Da notare l’insistenza davvero tenace sulla necessità – secondo questi ‘educatori’ – di tenere la famiglia fuori dalla vita sessuale degli adolescenti: ogni legge che chiede il consenso dei genitori per fornire educazione sessuale, contraccettivi e aborto ai minorenni, va abrogata. Sempre, tutto, in nome di quelli che insistono a chiamare ‘diritti umani’ e che – come abbiamo già notato – ricomprendono il diritto a ogni perversione, ma non il diritto alla vita... È degno di nota anche il riferimento, con plauso, ai «giudici nazionali che in diverse parti del mondo hanno svolto un ruolo importante nell’abbattimento di norme discriminatorie», soprattutto in relazione alla libertà di ciascuno di vivere ed esprimere la propria, fluida identità di genere. Senza essere costretti a ricorrere alla chirurgia plastica per cambiare sesso all’anagrafe, senza essere costretti al divorzio, se chi ‘cambiasse sesso’ fosse sposato. Chi segue le tristi vicende legali e giudiziarie italiane in proposito sa che da noi parecchie di queste indicazioni sono state realizzate: ora si renderà conto che il copione è stato scritto già da tempo.

La macchina distruttiva mossa dalla culturadella morte, tesa a realizzare Il Mondo Nuovo (chi non ha ancora letto il romanzo distopico di Aldous Huxley è vivamente consigliato di farlo), è in moto da anni e avanza inesorabile. Ma c’è speranza? Sì. La speranza c’è, e non è solo legata alla “fede ai trionfi avvezza” e al dato di fatto che il male è destinato a divorare se stesso. Anzitutto, la diffusione della retta informazione, della verità; il mettere allo scoperto queste manovre oscure serve a dare quella consapevolezza che mette in guardia le menti e le difende dal lento e subdolo lavaggio del cervello cui sono sottoposte continuamente dall’apparato mediatico asservito al male.

In secondo luogo, nello specifico, possiamo notare con soddisfazione che si sta delineando una coalizione forte e crescente di governi (da ogni partedel mondo) che hanno compreso i pericoli della Comprehensive Sex Education. Recentemente, per esempio, il tentativo di includere la CSE nel documento finale della Commissione delle Nazioni Unite sulla Popolazione e lo Sviluppo (Commission on Population and Development) non è riuscito. Anzi, nel documento della CPD c’è un paragrafo che insiste sul principio di sussidiarietà: il rispetto della sovranità degli Stati e dei loro valori religiosi e culturali. In quel consesso, l’influenza del Nord America e dell’Europa Nord-occidentale è comunque forte: non s’è potuto evitare il riferimento ad aborto e contraccezione. Ma, soprattutto grazie al sostegno dei Paesi dell’Africa e dell’Europa centro- orientale, c’è stata occasione per ribadire il ruolo centrale della famiglia nello sradicare la povertà e la fame, nel raggiungere l’istruzione primaria universale, nel promuovere l’empowerment delle donne, nel ridurre la mortalità infantile, nel migliorare la salute materna e la lotta contro l’HIV, la malaria e altre malattie.

Francesca Romana Poleggi

Fonte:
Notizie ProVita, n. 43, Luglio 2016, pp. 15-17

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