04/08/2017

Embrione OGM: si prova e poi si butta via

«NO OGM» è uno slogan progressista e politicamente corretto. Ma, se si tratta di un bambino, specie se è piccolo piccolo, cioè un embrione, allora va bene: largo al bambino (embrione) geneticamente modificato.

Repubblica.it ci informa che Nature ha pubblicato uno studio sull’embrione umano modificato geneticamente negli Stati Uniti  dall’Oregon Health and Science University, con la tecnica Crispr-Cas9, di cui abbiamo parlato qui.

L’enzima in questione, come fosse una forbice, ha tagliato un pezzetto di DNA, rimuovendo un gene malato (responsabile di una malattia cardiaca) e sostituendolo con uno sano.

Dall’articolo di Repubblica, sembra che “il gioco è fatto, evviva il progresso scientifico”.

Ma a leggere bene, nello stesso pezzo, emergono questioni inquietanti.

“Bloccare” lo sviluppo di un embrione?

Dicono che «lo sviluppo degli embrioni è stato bloccato dopo pochi giorni: le questioni etiche di fronte all’eventuale nascita di bambini Ogm sono troppo scottanti. Ma se la gravidanza fosse stata portata a termine, non solo sarebbero nati dei bambini sani. Anche i loro figli sarebbero stati al riparo dalla mutazione genetica pericolosa».

Traduciamo:

  • «Lo sviluppo degli embrioni è stato bloccato», vuol dire che li hanno ammazzati. Ciascun embrione era un bambino piccolo piccolo, usato, montato e smontato e poi – finito il gioco – via, giù nello scarico del lavandino.
  • Le “questioni etiche troppo scottanti” sono accennate di sfuggita.
    Josef Mengele, l'"Angelo della Morte" di Auschwitz, è scappato e morto in Brasile nel 1979.
    Josef Mengele, l'”Angelo della Morte” di Auschwitz, è scappato e morto in Brasile nel 1979.

    Alla fine vengono riprese e condensate in una frase del dott. Darren Griffin dell’università del Kent : «È giusto moralmente non intervenire quando abbiamo i mezzi per prevenire una malattia mortale?» E detta così, siamo tutti indotti a rispondere «No! Interveniamo!». Ovvio. Il problema etico vero che La Repubblica sottace, invece, è: «È giusto usare una persona, manipolarla e ucciderla per curarne un’altra?». Attenti alla risposta, rispondiamo decisi: «NO, mai un essere umano può divenire un mezzo. Mai si può compiere un’azione cattiva (uccidere), neanche per un fine buono». Se non rispondiamo decisi questo NO allora abbiamo sbagliato a fare il processo di Norimberga ai vari dott. Mengele e compagnia.

Che si intende per “risultato modesto”?

Dice poi Repubblica«Finora due esperimenti simili sugli embrioni umani erano stati condotti in Cina nel 2015 e 2016. In entrambi i casi i risultati erano stati modesti».

Anche qui occorre tradurre “i risultati modesti”: un fallimento totale, un disastro. Per approfondire, vedere qui.

Le probabilità che l’embrione si ammali aumentano invece di diminuire?

Sempre Repubblica: «Normalmente, le probabilità di un bambino di ereditare una copia del gene malato da uno dei genitori sarebbero state del 50%. L’intervento di Crispr ha portato questa percentuale al 72% (42 embrioni sui 58 usati), segno che la tecnica di “taglia e incolla del Dna” ha ancora dei tassi di insuccesso rilevanti».

Non crediamo ai nostri occhi. Rileggiamo. Le probabilità di creare un embrione malato crescono, invece di diminuire? Probabilmente il giornalista ha preso una papera. Voleva dire che le probabilità di ereditare un gene sano da genitori malati sono del 50% e con la tecnica Crispr aumentano al 72%. Poco. Molto poco. Meno male che si riconoscono i tassi di insuccesso rilevanti. Non sarebbe più onesto dire che “non funziona”? Si vada poi a vedere più in basso: in concreto, di quei 42, un solo embrione è risultato sano (apparentemente): in pratica 1 embrione su 58, vuol dire che il successo è dell’1,7%. Eppure si parla di “successo”...

Che poi i figli e i figli dei figli siano salvi dalla malattia ereditaria è tutto da dimostrare. Lo spieghiamo dopo.

A volte l’embrione viene modificato nel punto sbagliato?

Frankenstein_mostro_embrione«Non hanno individuato nessun “danno collaterale” al genoma dei loro embrioni. A volte infatti Crispr – tecnica ancora nuova e controversa, arrivata nei laboratori nel 2012, attorno alla quale è in corso una furiosa battaglia legale per il brevetto – taglia la doppia elica anche in punti diversi rispetto a quello voluto dai ricercatori».

Traduciamo anche qui: “non hanno individuato”, va bene. Ma vuol dire che APPARENTEMENTE non ci sono i danni collaterali! I ricercatori sani di menti, gli scienziati che non ambiscono ad emulare il dott. Frankenstein, sanno bene che la mappa del genoma è ancora in gran parte un mistero: la verità è che  gli effetti collaterali di questi “taglia e incolla” del DNA non si conoscono e spesso non si manifestano immediatamente. Anzi, a volte si manifestano proprio in quelle successive generazioni a proposito delle quali l’articolo di Repubblica ci vuol tranquillizzare.

Alla fine, ha funzionato davvero in un solo embrione!

«Quando Crispr taglia il Dna laddove c’è un difetto, la doppia elica tenta subito di ricucirsi. I ricercatori usano allora lo stratagemma di inserire nel nucleo della cellula un gene corretto, che – almeno teoricamente – dovrebbe essere acciuffato dal Dna e usato come toppa. In questo modo è possibile non solo tagliar via un gene mutato, ma anche sostituirlo con una copia artificiale del gene corretto. Nell’esperimento americano questo è avvenuto in un solo embrione: tutti gli altri, fra i 42 in cui Crispr ha agito con successo, avevano semplicemente fatto ricorso alla copia materna del gene, sana in origine. Nelle malattie genetiche in cui anche una sola copia difettosa può provocare problemi, questo tipo di intervento sarebbe stato inutile».

Insomma, spero che ormai sia abbastanza chiaro: la tecnica ha “agito con successo” su 42 embrioni ma il gene malato, alla fine, è stato sostituito in un solo embrione. Povere creature.

Un metodo semplice ed economico

Alcuni temono, dice Repubblica, che «un metodo così semplice ed economico porti alla creazione di “bebè su misura” da parte di laboratori improvvisati». Direi che più che un timore è una certezza. Il metodo risulta semplice ed economico per tecnici di laboratorio. Ma voi pensate che l’embrione su misura, il bambino perfetto, ai clienti risulterà “economico”? Il cuore del problema sta proprio qui: ci sono in vista soldi, profitti, business.Obama_gay_business_embrione

Da un lato c’è l’ansia prometeica degli “scienziati” che adorano “giocare con l’embrione” (non lo diciamo noi, lo dice il prof. Tetsuya Ishii, della Hokkaido University  di Sapporo, in Giappone. Ha ribadito che non c’è motivo di fare esperimenti sugli esseri umani – visto i risultati: si tratta solo di “giocare con gli embrioni”).

Dall’altro si somma la cupidigia, la prospettiva di lauti guadagni (leggete qui, per capire che cosa significa e di che percentuali di profitti ci sono in ballo, in questo campo).

... si salvi chi può! Perché il piccolo embrione, davvero, non lo salva nessuno. L’unico ente deputato a farlo dovrebbe essere lo Stato, con le sue leggi dettate per tutelare i più deboli. Dovrebbero essere vietate queste sconcezze. E innanzi tutto – alla radice del problema – dovrebbe essere vietata la fecondazione artificiale. La legge 40 il danno l’ha fatto: ha regolamentato e quindi reso lecito “in alcuni casi” l’assemblaggio dell’essere umano in laboratorio. Questo giocare con la vita umana andava e andrebbe radicalmente vietato.

E se poi (prima o poi) i bambini risultanti si rivelassero “strani”, spuntasse qualche difetto (di quelli che “non avevano individuato”)?

Non c’è problema. Ci pensa – con amore – l’eutanasia.

Francesca Romana Poleggi


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