03/02/2017

Eutanasia: la battaglia comincia anche in Portogallo

Il dibattito sull’eutanasia sta toccando anche il Portogallo.

Come abbiamo scritto, se ne era parlato già nella Marcia per la Vita tenutasi a Lisbona l’anno scorso.

Il 1° febbraio il Parlamento lusitano ha discusso una petizione a favore del cosiddetto suicidio assistito, presentata dal movimento civico “Diritto a morire con dignità”. Si è trattato solo di un primo passaggio, senza alcuna votazione.

Gli stessi leader politici – presidente della Repubblica in testa – hanno espresso la volontà di affrontare il tema con calma e ricorrendo a tutti gli approfondimenti necessari, sia per la delicatezza della materia in questione, sia per la divisione dell’opinione pubblica portoghese.

Se infatti c’è chi vuole consentire l’omicidio dei malati e dei disabili (di questo stiamo parlando, anche in Italia, al di là dei trucchi lessicali della neolingua), non mancano quanti si sono attivati in difesa del diritto alla vita.

Sempre il 1° febbraio, mentre l’Assemblea parlamentare discuteva della petizione pro-morte, decine di manifestanti si sono raccolti davanti al Parlamento per dire no all’eutanasia.

Da tempo è nato infatti il movimento civico Stop Eutanásia che, in collaborazione con la Federazione Portoghese per la Vita, ha lanciato la petizione “Ogni vita ha dignità”, la quale ha raccolto oltre 14mila firme e dovrà dunque essere discussa dal Parlamento.

I sottoscrittori chiedono al mondo politico di rispettare la Costituzione ed il Codice Penale, che in nessun caso ammettono l’omicidio, neppure su richiesta. E se è vero come è vero che l’eutanasia (o, come preferisce chiamarla la neolingua, il “suicidio assistito”) è un vero e proprio omicidio, approvare una legge che la depenalizzi sarebbe contrario ai principi cui si ispira l’ordinamento giuridico portoghese.

Il Movimento “Stop Eutanásia” mette in guardia i portoghesi dalla propaganda che giustifica l’eutanasia in nome dell’autodeterminazione individuale e di una falsa compassione. Piuttosto, i malati vanno accuditi con la vicinanza delle persone care e ricorrendo soprattutto alle cure palliative, che negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante: se questo avviene, difficilmente i pazienti chiedono di morire.

Oltretutto, come dimostra una ricerca pubblicata nel 2009 dalla Facoltà di Medicina dell’Università di Lisbona, la maggioranza delle persone è soddisfatta dal livello di assistenza riservata a chi soffre negli ospedali. Ma ovviamente è su questo che si deve investire.

Perché allora optare per eliminare i malati? Forse perché costano troppo? Forse per egoismo? Perché sono inutili? O per rimuovere dalla nostra mente e dai nostri occhi ogni riferimento al dolore?

Federico Catani

Fonte: Díario de Notícias


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