20/07/2016

Eutanasia: Malta dice no, ma...

Il Governo di Malta respinge la legalizzazione dell’eutanasia, bocciando una proposta di legge che prendeva di mira anziani e disabili.

La notizia dell’Independent Malta, riportata da LifeNews, è buona.

Malta, nonostante l’assedio della cultura della morte, rimane nella sostanza un Paese pro-life.

La dichiarazione del Presidente del consiglio, Arnold Cassola, però ci lascia una qualche perplessità che ci impedisce di catalogare la notizia come del tutto positiva.

«È stato infatti introdotto il ‘testamento biologico’ che permetterebbe alle persone ancora nel pieno possesso delle proprie facoltà intellettive di dichiarare che tipo di trattamento di accettare e se prolungare o meno in modo artificiale – attraverso l’uso di macchine o altri sistemi artificiali – una vita che altrimenti sarebbe naturalmente giunta al termine», ha detto Cassola al giornale.

Se questo potesse essere letto serenamente da tutti come rifiuto dell’accanimento terapeutico, non ci sarebbe alcun problema. Se questo volesse dire che – quando ormai la vita è giunta alla sua fine naturale – bisogna abbandonare i tentativi inutili e dispendiosi per prolungarla forse di qualche tempo, in modo del tutto artificiale e lasciar spazio, invece alle cure palliative, saremmo tutti d’accordo. Se per cure palliative si intendessero le vere cure palliative che, senza far perdere conoscenza al paziente, tengono sotto controllo il dolore e migliorano di molto la qualità degli ultimi momenti di vita, sarebbe giustissimo.

Il problema è quel SE.

La neolingua cara alla cultura della morte che promuove l’eutanasia in ogni modo, purtroppo, sta avendo un certo successo nell’intorbidare le acque, nel mischiare le carte in tavola nel delicato gioco del rispetto della vita nel suo momento terminale, anche attraverso il linguaggio.

In alcune proposte di legge, infatti, per cure palliative si intende la sedazione terminale: il lenire le sofferenze di chi come Eluana viene sottoposto a eutanasia per fame e per sete.

In altri contesti, si intende per accanimento terapeutico il fornire cibo e idratazione a chi – come Eluana – non è affatto un malato terminale, ma semplicemente non è in grado di nutrirsi da sé. Cibo e acqua vengono considerati “trattamenti sanitari”...

BastA riflettere su questi due punti per comprendere quanto possa essere pericoloso il testamento biologico o le dichiarazioni anticipate di trattamento, come dir si voglia.

L’accanimento terapeutico – quello vero, immorale – deve essere vietato per legge, come deve essere vietata per legge ogni forma di eutanasia. Il “testamento biologico” allora è perfettamente inutile. Resta solo eventualmente il problema di decidere o meno per la donazione degli organi.

Opporsi all’eutanasia senza se e senza ma vuol dire vedere con molto sospetto qualsiasi forma di legalizzazione anche del testamento biologico o simili. Speriamo che i Maltesi abbiano fatto bene i conti con le mefitiche astuzie serpentine e “neolinguesche” dei cultori della morte.

Francesca Romana Poleggi

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