14/12/2015

Eutanasia per tutti. Perché no?

Philip Nitschke, il medico australiano che promuove attivamente l’eutanasia, tanto che ha rinunciato all’iscrizione all’albo pur di continuare a lottare apertamente per la “morte per tutti”, sta ora cercando di affermare una sua grande idea: “il suicidio razionale”.

Ha in programma di tenere un seminario a Melbourne, il prossimo settembre, per dimostrare che non serve che le persone siano depressi o malate per voler morire.

In un’intervista rilasciata al The Guardian ha detto che la realtà è che molti vogliono suicidarsi, e un tale desiderio non dovrebbe essere osteggiato. La collettività non dovrebbe rendere la cosa tanto difficile. Chi perde una persona cara, i detenuti e tutti gli anziani dovrebbero avere accesso libero e gratuito a farmaci letali in modo che possano uccidersi facilmente.

In Olanda, del resto, il partito pro eutanasia ha già proposto un disegno di legge per fornire gratuitamente come medicinale da banco il veleno per morire a tutte le persone al di sopra dei 70 anni.

Lo psichiatra Ian Hickie, dell’Università di Sidney, ha risposto con insolita franchezza alle considerazioni di Nitschke, dicendo, in pratica, che egli non capisce proprio niente di salute mentale e questioni connesse. Lo accusa senza mezzi termini di mancanza di umanità, empatia e solidarietà per chi si trovi in difficoltà, ignoranza totale di cosa sia la compassione per coloro che sono socialmente isolati.

bambino_miracolo_vita_eutanasiaNello stato dell’Alberta, in Canada, il Collegio dei Medici e Chirurghi ha approvato un documento con cui si esortano i dottori a fornire assistenza agli aspiranti suicidi anche se minorenni, senza possibilità di esercitare l’obiezione di coscienza.

Tuttavia, le folli teorie di Nitschke e dei cultori della morte come lui sono una buona occasione per indurci a riproporre domande antiche, che già si ponevao i filosofi Greci e Romani, per le quali forse troppo spesso diamo per scontate le risposte, o alle quali non rispondiamo, o che eludiamo con risposte superficiali: la vita è davvero un bene? Che cosa è che dà valore alla vita? Ogni vita ha un suo valore, oppure la vita è sempre e comunque un valore inestimabile, indisponibile? E se ogni vita avesse un suo valore, chi avrebbe il potere di stabilire qual è? In base a quali parametri?

Sarà forse il caso di riscoprire l’e-ducazione al valore e al rispetto della dignità di ogni vita?

Francesca Romana Poleggi

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