23/06/2018

Facebook censura filmati che denunciano abusi su minori

Live Action ha realizzato una serie di filmati che documentano come Planned Parenthood copra gli abusi sessuali sui minori. Purtroppo, spiega LifeNews, il «gigante dei social media» non ha apprezzato questo lavoro: pare infatti che Facebook abbia bloccato tali documentari (eccone alcuni) in quanto riteneva «politici» i suoi contenuti.

I video in questione erano stati realizzati utilizzando documenti legali, indagini sotto copertura e interviste che mostravano uno dei tanti lati oscuri del più grande fornitore di aborti in America, oltre al commercio di bambini abortiti, alla violazione di norme igienico-sanitarie, ai video in cui si ride dello smembramento dei non nati, e tanto altro ancora: le cliniche Planned Parenthood fanno abortire ragazzine minorenni, anche molto giovani, accompagnate da adulti molto più grandi di loro. Poi, anche laddove ci sono validi motivi per sospettare che le ragazzine siano vittime di abusi (a volte anche incestuosi), le cliniche dopo l’aborto riconsegnano le giovani vittime nelle mani dei carnefici. Sugli ultimi 9 casi documentati in USA è stata avviata un’inchiesta parlamentare.

Su Facebook, invece, mentre i contenuti pro life vengono sempre più spesso censurati, «al contrario, Planned Parenthood sembra avere un dominio libero quando si tratta di pubblicità. [...] Facebook sembra felice di prendere i soldi della “fabbrica di aborti”, anche se le ads violano la sua stessa politica pubblicitaria», afferma la collaboratrice di Live Action, Susan Michelle-Hanson.

Dello stesso avviso è Mark Thompsonamministratore delegato del New York Times, che, in un discorso tenuto ad un evento su giornalismo e libertà, si è detto preoccupato di come Facebook si comporti da «redattore capo del mondo digitale», spiega LifeSite.

Pare infatti che «da quando Facebook ha iniziato a modificare l’algoritmo del News Feed lo scorso anno, i siti di centro-sinistra hanno goduto di un aumento del traffico di quasi il 14%, mentre i siti conservatori popolari hanno visto un calo del 27%».

Anche uno dei nostri articoli, di Notizie ProVita, rilanciato su Facebook, è stato censurato dal «gigante dei social media» perché, pur non istigando in alcun modo all’odio, presentava verità scomode.

Evidentemente è tempo di renderci conto che la dittatura del pensiero unico esiste realmente.

Redazione

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