Circa dieci anni fa il Parlamento del Regno Unito ha modificato la legge sulla fecondazione artificiale e ha eliminato l’anonimato dei “donatori” (la “Human Fertilisation and Embryology Authority Regulations del 2004).
Per non consegnare il nostro cervello alla neolingua, siamo costretti a mettere le virgolette e a ripetere, per amore di verità, che i “donatori” sono pagati, perciò vanno chiamati “venditori”.
Quindi, per la norma citata, gli uomini che hanno venduto lo sperma dopo il 1 Apr 2005 possono essere rintracciati dagli eventuali figli prodotti per i compratori dei gameti.
In una recente conferenza, tenutasi a Londra, dal titolo “10 anni dalla fine dell’anonimato dei ‘donatori’: abbiamo fatto bene?”, si è discusso sugli effetti della legge in questione.
La dottoressa Jo Rose, lei stessa concepita in provetta da padre anonimo, ha ribadito il diritto naturale e incoercibile di tutti gli esseri umani ad accedere all’informazione piena e completa sull’identità dei loro genitori genetici, soprattutto perché “un’anamnesi medica sbagliata e incompleta può uccidere la gente”.
Eric Blyth, professore di diritto del lavoro presso l’Università di Huddersfield, ha sostenuto addirittura la necessità di operare anche l’identificazione dei venditori di gameti di prima del 2005. Blyth ritiene profondamente ingiusto che i 20.000 bambini concepiti prima di questa data siano privati delle informazioni sulle loro origini familiari.
Julia Tizzard della HFEA (Human Fertilisation and Embriology Authority) ha rilevato che è molto difficile valutare il reale impatto della legislazione, a causa dei dati non facilmente misurabili.
La maggior parte dei direttori delle banche dello sperma presenti al convegno hanno dichiarato che con l’anonimato è diminuito radicalmente il numero di venditori di gameti.
Redazione
Fonte: Bio Edge