14/11/2017

Fine vita “nel migliore interesse”... e se così non fosse?

BioEdge ci presenta, in un suo articolo, il nuovo caso di una donna a cui vorrebbero rimuovere il supporto che la tiene in vita.

Pare, infatti, che un giudice della Corte Suprema britannica abbia stabilito di sospendere l’alimentazione artificiale della signora in questione, affermando che questa decisione debba  ritenersi nel migliore interesse della donna.

La settantaduenne, che ha perso conoscenza dopo aver subito un’emorragia acuta in seguito ad un aneurisma cerebrale, è stata ricoverata in ospedale lo scorso novembre. Ora, dopo un anno trascorso in stato vegetativo, i medici ed i parenti si chiedono se sia ancora il caso di tenerla in vita, essendo lei ormai dipendente solo dall’alimentazione artificiale.

Nonostante l’ospedale Salford Royal NHS Foundation Trust, in cui è stata ricoverata la signora, abbia recentemente presentato alla Corte una petizione chiedendo di non rimuovere il suo supporto alla vita, il Giudice ha preferito prendere una decisione differente da quella sperata dando ragione alla figlia della donna, che invece vuol far morire di fame e di sete sua madre.

Pare infatti che la figlia disponga di “prove evidenti e convincenti” del fatto che sua madre avrebbe voluto in ogni caso che le fossero sospese le cure. L’anziana signora avrebbe infatti inviato una email nel 2013 in cui esprimeva la volontà di non essere tenuta in vita nel caso in cui perdesse la sua autonomia.

Questa storia ricorda proprio una situazione a noi molto vicina... parlo del DDL sulle DAT: un qualcosa di incredibilmente assurdo. Si vorrebbe decretare la morte di persone (in un momento in cui non possono esprimersi) sulla base di una loro volontà espressa in un momento completamente differente. Una volontà che potrebbe cambiare ma, restando inespressa a causa dello stato di incoscienza, potrebbe non essere mai conosciuta.

Ed, inoltre, oltre a trattarsi di un DDL che, per le sopracitate ragioni, offende l’intelligenza di chi ha un briciolo di buon senso, si tratta dell’ennesimo insulto alle persone in difficoltà, considerate come rottami e pesi inutili che sarebbe meglio eliminare.

Luca Scalise


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