01/06/2016

Gender: la Bolivia riconosce l’identità di genere

L’ideologia gender arriva anche in Bolivia. Ci si può chiedere come sia possibile che pure in mezzo alle Ande, dove si tocca il cielo con un dito, giungano i diktat della lobby LGBT.

Ma il totalitarismo non sarebbe tale se non cercasse di e riuscisse a controllare ogni minimo fazzoletto di terra e ogni singolo uomo che vive sotto la sua sfera di influenza.

Due settimane fa, infatti, la Camera boliviana ha approvato una legge sull’identità di genere. Tradotto in parole povere, d’ora in poi chi ha cambiato organi genitali o chi, pur senza operazioni chirurgiche, si percepisce diversamente rispetto al suo sesso, avrà il diritto di vederselo riconosciuto nei documenti anagrafici e, più in generale, dall’ordinamento giuridico.

È evidentemente il trionfo della teoria gender, secondo cui ciascuno è quello che si sente e vuole essere. Il sesso biologico non conta nulla, è un qualcosa di dato, certo, ma l’identità personale è da esso svincolata. Sicché un uomo può sentirsi donna e una donna può sentirsi uomo, con o senza intervento sugli organi genitali. In medicina tutto ciò si chiama disforia di genere e, trattandosi di patologia, andrebbe curata. Le persone in crisi di identità non vanno certo eliminate o discriminate, ma aiutate. Questo sarebbe vero amore. Questo vorrebbe dire realmente prendersi cura di chi soffre. E invece no. La lobby LGBT ha a cuore solo la propria ideologia arcobaleno e solo il proprio sistema di potere totalitario: sposando la teoria gender, ci viene dunque a dire che è tutto normale e che lo Stato ha il dovere di porre su un piano di uguaglianza tutti gli orientamenti sessuali e tutte le “identità di genere”.

La nuova legge boliviana, di 11 articoli, permette quindi alle persone transessuali e transgender maggiorenni di poter cambiare nome e genere (ovvero sesso) nei documenti personali, prima di tutto in quello di identità. Vieta inoltre l’uso dei documenti personali anteriori al cambio. Unico limite, la modifica può venire corretta una sola volta. Ci sembra però si tratti di una discriminazione dei gender fluid: il testo andrebbe riformato prontamente (in Europa e nelle università italiane su questo punto stiamo cercando di essere più avanzati)...

Morales_gender_Bolivia
Il presidente boliviano Evo Morales

Scherzi a parte, oltre alla giustificazione e normalizzazione di un problema della psiche, questa norma aprirà di fatto le porte agli pseudo-matrimoni gay, con annesse adozioni. E infatti le associazioni LGBT della Bolivia lo hanno confermato. D’altra parte se un uomo si sente donna, pur con i suoi attributi sessuali (transgender) e viene riconosciuto come tale, avrà tutto il diritto di sposarsi con un altro uomo. O no?

Sebbene l’iter legislativo non sia ancora concluso, è certo che il presidente Evo Morales approva la legge e la firmerà prontamente.

Tra l’altro l’ONU ha già fatto pervenire le sue congratulazioni alla Bolivia, che diviene così uno di quei quaranta Paesi al mondo con una legislazione “avanzata”, “progredita” e “civile” in tema di diritti dei trans.

Che la battaglia per i diritti umani, la lotta alla discriminazione e l’uguaglianza si sia trasformata nell’asservimento agli ordini di una lobby con la pretesa di cambiare la natura stessa dell’uomo e di opporsi alla realtà, è davvero tragico.

Federico Catani


DONA IL TUO IL 5×1000 A PROVITA! Compila il modulo 730, il CUD oppure il Modello Unico e nel riquadro “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale e delle associazioni di promozione sociale” indica il codice fiscale di ProVita94040860226. GRAZIE!

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.