21/03/2017

Giornata mondiale sindrome di Down, anche in Islanda?

Il 21 marzo ricorre la Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down, ma nel mondo continua l’uso eugenetico dell’aborto.

Nella società occidentale di oggi non si fanno figli e se si fanno molti genitori cercano la perfezione, optando quindi per scartare (leggasi uccidere) quelli che non corrispondono ai canoni desiderati.

I bambini con sindrome di Down sono le vittime per eccellenza di questa carneficina legalizzata dagli Stati democratici e progrediti del XXI secolo.

Addirittura in Islanda il 100% di quanti hanno la Trisomia 21 vengono abortiti. Il 100% significa tutti, senza alcuna eccezione. In pratica non ci sono Down nell’isola. Negli ultimi cinque anni non ne è nato nessuno, secondo quanto riporta – dati alla mano – il dottor Peter McParland, del National Maternity Hospital.

Una strage di cui nessuno parla e che i mass media volutamente ignorano, nonostante bercino ogni santo giorno su quanto è orribile discriminare i disabili, su quanto è brutta l’intolleranza e su quanto sono cattivi quelli che non aiutano i deboli. Ma niente, assolutamente niente viene detto su quell’omicidio che si chiama aborto e che risolve il problema della discriminazione, della tolleranza e dell’aiuto alla radice, ammazzando cioè i bambini con sindrome di Down, o di qualche altro handicap, o i malati, o i malformati. Una vergogna di cui un giorno tutti saremo chiamati a rispondere, chi per complicità, chi per omissione, chi per indifferenza, chi per esserne direttamente responsabile. 

Se ai terrificanti dati dell’Islanda aggiungiamo quelli di altri Paesi la situazione diventa davvero drammatica e sempre più si comprende qual è la mentalità dominante oggi.

Nei prossimi dieci anni probabilmente la Danimarca raggiungerà il primato islandese, mentre Spagna, Stati Uniti e Regno Unito già ora hanno un tasso di aborti di bambini Down del 90%.

Eppure, come ha rivelato un sondaggio della NBC, il 99% delle persone con Trisomia 21 si reputa felice ed è soddisfatta della propria vita. Una percentuale che di certo non si trova tra le persone “normali” e teoricamente “perfette”.

Chi dunque si arroga il diritto di decidere che alcuni devono morire solo perché Down lo fa non per amore (di questa parola si abusa a non finire ed è la scusa utilizzata per giustificare le peggiori aberrazioni), ma per egoismo, perché non ha voglia di prendersi cura di una persona con qualche imperfezione.

Redazione

Fonte: LifeSiteNews


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