28/03/2017

I resti dei bambini abortiti non servono alla ricerca

Due disegni di legge recentemente presentati al parlamento del Wisconsin, negli USA, sono tesi a vietare esplicitamente il commercio dei poveri resti dei bambini abortiti.

Subito, i cultori della morte hanno indossato le vesti dei difensori della scienza, della ricerca “per salvare la vita di tanti altri bambini”. Così come avevano fatto quando è scoppiato lo scandalo della Planned Parenthood che di quei poveri resti faceva lucroso commercio.

Un team di biologi, farmacisti e scienziati vari (tra cui Maria Feeney, dottorato di ricerca in chimica farmaceutica e  ricercatrice in biochimica a West Bend; Tara Sander Lee, dottorato di ricerca in biochimica e ricercatrice di biologia molecolare e cellulare a Brookfield; Kathleen M. Schmainda, dottorato di ricerca in biochimica e ricercatrice sul cancro al cervello ad Elm Grove), ha  invece appoggiato l’iniziativa legislativa del Wisconsin: per sostenere la ricerca biomedica che avvantaggia tutti gli esseri umani, non serve sacrificarne uno per l’altro.

Francia_Hollande_ricerca embrioniIn quasi 100 anni di ricerca senza restrizioni,  “non un solo trattamento clinico è stato sviluppato grazie al tessuto fetale umano. I vaccini per la poliomielite, il morbillo e la parotite non sono mai stati prodotti utilizzando tessuto fetale umano, ma cellule di scimmia, uova di pollo e cellule umane adulte. Nessuno dei 75 vaccini attualmente disponibile negli Stati Uniti è prodotto con tessuto fetale. L’uso continuato di alcuni “linee cellulari” derivate da tessuto fetale per produrre una piccola porzione di vaccini (meno del 15 per cento) non è supportato da alcuna ragione scientifica. Recentemente in più del 98 per cento degli articoli di ricerca pubblicati sul virus Zika c’è scritto che non hanno utilizzato tessuto fetale. Al contrario, le cellule del sangue adulte recentemente hanno portato a una svolta nello sviluppo dei vaccini per il citomegalovirus (CMV), un virus che colpisce lo sviluppo del cervello in modo simile a Zika.

Il tessuto fetale non serve a salvare la vita a chicchessia. Attualmente usano tessuti fetali (o cellule staminali da essi prodotte) solo lo 0,01 per cento delle sperimentazioni cliniche in corso e solo lo 0,2 per cento delle ricerche sovvenzionale dal Governo americano (che si presume siano le più importanti nei risultati): in nessun di questi casi, comunque, si sta studiando la malattia di Alzheimer: quelli che sostengono che serve il tessuto fetale per l’Alzheimer sono poco informati (o bugiardi).

Le persone che soffrono di cancro, diabete, malattie cardiache, e malattie neurologiche stanno beneficiando di studi clinici e trattamenti a base di cellule staminali adulte: senza uccidere alcun embrione si è salvata la vita di oltre 1 milione di persone in tutto il mondo: non una sola persona, invece, oggi è viva grazie a cellule staminali estratte da bambini abortiti.

Redazione

Fonte: NationalRighttoLife

 


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