10/01/2019

Ideologia del gender: Australia sull’orlo del baratro

Alla fine di quest’anno, nel novembre 2019, il popolo australiano dovrà recarsi alle urne per le elezioni parlamentari (e ancora una volta si prospetta uno scontro sul campo del gender, come in casi più e meno recenti, ndr). L’attuale flebile maggioranza dei conservatori, oltre ad approvare una legge federale per proteggere la libertà religiosa da ogni discriminazione possibile, a seguito delle nuove norme sul matrimonio gay e sulla educazione Lgbtq in molti Stati, vuole fermamente mantenere sui documenti federali il genere sessuale biologico, maschio e femmina.

Non sarà più così se l’anno prossimo dovessero ottenere la maggioranza dei voti i Laburisti e i loro alleati ‘Verdi’ (anguria). La proposta di Laburisti e Verdi emersa nei giorni scorsi è una rivoluzione bizzarra. Essa consentirebbe ai genitori australiani di scegliere tra 33 opzioni di genere invece del tradizionale “maschio” o “femmina” al momento della registrazione della nascita dei loro figli. Secondo i Laburisti australiani, l’opzione attualmente in vigore rispettosa del sesso biologico, sarebbe una forma di “discriminazione” per le persone trans-gender.

Il leader del partito laburista, Bill Shorten, aveva precedentemente respinto l’idea di eliminare il genere sui certificati di nascita civili. Nel progetto di legge presentato si elencano le varie opzioni di genere come omni-gender, neutrois, intersex, ecc. Il progetto di legge offre 33 diverse definizioni e opzioni di scelta. Cancellata la biologia, non rimane che una confusa rincorsa verso una fantasiosa e infinita scelta, a scapito della realtà e dell’equilibrio futuro dei bambini. Nulla è ancora deciso, certamente la sfida in Australia dei prossimi mesi deciderà molto più che una maggioranza parlamentare.

Luca Volontè

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