12/05/2019

Ideologia gender contro le donne all’ONU

Quando migliaia di delegati e attivisti di tutto il mondo si sono riuniti di recente a New York per la 63a Commissione sulle donne, l’obiettivo apparente dei 12 giorni di discussione era quello di discutere il tema prioritario dell’accesso ai sistemi di protezione sociale e ai servizi pubblici e alle infrastrutture sostenibili per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne e delle ragazze.

Pensate si sia parlato solo di salute riproduttiva e aborto? No, quel tema non c’entrava nulla ma, ciononostante, alle solite discussioni sull’aborto libero si è aggiunto il tema sulla ideologia di genere e identità di genere. Al giorno d’oggi, il termine identità di genere è usato per descrivere l’auto-percezione di un individuo come maschio, femmina, entrambi, nessuno di essi o altro ancora. La parola “;genere” nei documenti legali internazionali è stata storicamente intesa nel senso di sesso biologico (maschio o femmina), e quindi le leggi e le politiche attuate per raggiungere l’uguaglianza di genere sono intese specificamente per aiutare le donne e le ragazze. Tuttavia, le politiche che trattano le persone sulla base della loro identità di genere minano decenni di sforzi per rimediare alle ingiustizie sociali che colpiscono in modo sproporzionato donne e ragazze a tutto beneficio dei maschi che “;si identificano” come donne.

Una ennesima trappola mortale per la femminilità. Esperti di ogni dove del mondo e Santa Sede hanno riaffermato l’importanza delle azioni contro la discriminazione femminile e denunciato come l’ideologia gender possa limitarne fortemente l’impatto. Per contro, le femministe di Women’s March Global hanno lanciato l’hashtag #BanTheBinary e affermato che «Trans Women Are Women» (gli uomini trans sono donne). Questo non sarebbe «un argomento di discussione», lamentandosi dei discorsi transclusivi. Questi discorsi e le lobbies che li promuovono stanno facendo breccia nei palazzi dell’Onu, tant’è che la Commissione che monitora l’attuazione e l’osservanza della Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, ha pubblicato una serie di raccomandazioni generali che incorporano l’identità di genere nelle sue linee guida su questioni quali l’accesso delle donne alla giustizia, l’istruzione, il combattere la violenza di genere e persino il cambiamento climatico.

Gli attivisti transgender hanno recentemente svelato un supplemento aggiornato ai controversi Principi di Yogyakarta, lo “;YP plus 10“;, per coprire «l’orientamento sessuale e l’identità di genere e il riconoscimento dei motivi distinti e intersettoriali dell’espressione di genere e delle caratteristiche sessuali». Le raccomandazioni “;YP plus 10” includono la possibilità di consentire alle persone di registrarsi legalmente in base all’identità di genere senza l’uso di certificati di nascita o altri documenti e di consentire modifiche del nome senza tenere conto delle diagnosi psicologiche o della fedina penale di una persona. Questo, tra altro, permetterebbe ai criminali sessuali maschili di cancellare il loro passato criminale dalla documentazione pubblica rinominandoli come donne. Lo YP plus 10 include anche una richiesta per consentire agli atleti maschi di auto-identificarsi e competere come donne. Una nuova colonizzazione ideologica è in atto, non basteranno semplici proteste, urgono nuovi movimenti che difendano la femminilità e la non discriminazione di donne e ragazze nel mondo.

Luca Volontè

Fonte: DailySignal

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