11/07/2019

Il potere della lobby Lgbt: la triste storia della Nivea

La gaystapo colpisce ancora e stavolta la vittima predestinata a cadere sotto la scure dell’ossessione ideologica in salsa arcobaleno è la nota azienda di prodotti cosmetici Nivea.

Ovviamente, in un mondo dominato dalla lobby Lgbt che, come una piovra, ha ormai esteso i suoi tentacoli in ogni campo della “cultura” e del commercio, non poteva rimanere impunito il rifiuto (oggigiorno coraggioso) di un’azienda che non ha voluto cedere alla propaganda gay-friendly, dichiarando di non volersi unire alla schiera di multinazionali che puntano sui vari gay pride per aumentare, con adeguate e mirate operazioni di marketing, i loro guadagni.

Dalla Coca Cola alla Microsoft, passando per Burger King, il cosiddetto “mese del pride” è  stato trasformato dalle note aziende citate e non solo, in una mera occasione commerciale che consente per di più, sull’onda di una propaganda ideologica già ben avviata, di ottenere visibilità a basso prezzo. La Coca Cola, ad esempio, per l’occasione ha creato una t-shirt in edizione limitata (non un gadget gratuito ma a pagamento) con la scritta Love Unites, ovviamente un inno all’”amore omosessuale”. Mentre le sedi milanesi di Burger King hanno pensato bene di lanciare un “panino arcobaleno” per attirare i clienti.

La Nivea, invece, ha rifiutato questa linea d’azione: uno dei responsabili dell’azienda ha detto apertamente alla Fbc, tra le più importanti agenzie di comunicazione del mondo, di non voler impegnarsi in campagne pro Lgbt e per tutta risposta l’agenzia ha rotto il rapporto di lavoro che la legava all’azienda.

Il pomo della discordia è stata la proposta, da parte della nota agenzia di comunicazione, di adottare un’immagine pubblicitaria che mostrava due uomini che si sfioravano le mani. Di fronte al rifiuto della Nivea, molto democraticamente, è stato immediatamente interrotto il rapporto di lavoro.

Le cose tra la Nivea e la Fbc non andavano bene già da un po’, ma la risposta coraggiosa dell’azienda cosmetica è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in quanto avrebbe fatto infuriare uno dei creativi della Fbc, omosessuale dichiarato e, in passato, già in forte contrasto con i vertici dell’azienda.

Manuela Antonacci

Fonte: Sbs.com

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