07/06/2017

Il terzo sesso non esiste: lo riconoscono pure i giudici francesi

Il 4 maggio la Corte di cassazione francese ha rifiutato ad una persona affetta da disturbo sessuale la possibilità di aggiungere la menzione di “sesso neutro” sulla sua carta di identità.

La motivazione addotta dalla Corte è il fatto che una tale concessione avrebbe ripercussioni profonde sulla dualità degli enunciati relativi al sesso negli atti dello stato civile, dualità necessaria all’organizzazione sociale e giuridica.

Il richiedente, Gaetan, uno psicoterapeuta di 65 anni, era nato con un’anomalia cromosomica a causa della quale non aveva sviluppato pienamente genitali né maschili né femminili. Era stato tuttavia registrato all’anagrafe come persona di sesso maschile.

XY_sesso_intersessuale_gender neutroL’uomo si era sposato e aveva adottato un figlio; nel 2006, entrato in contatto con alcune associazioni di persone intersessuali, aveva iniziato la sua militanza per il riconoscimento della sua identità neutra e i diritti delle persone intersex.

In passato abbiamo scritto della assurda sentenza del tribunale di Tour che aveva, invece, riconosciuto ad una persona rimasta anonima il “sesso neutro”. La Cassazione, ora, come in passato il tribunale di massimo grado in  Germania, ha ripristinato l’ovvietà.

La dualità dei sessi è un dato oggettivo, reale. Le persone che (raramente) nascono con anomalie genetiche, hanno comunque un elemento definito: il famoso cromosoma Y che o c’è o non c’è. Se c’è, la persona è di sesso maschile, se non c’è, è di sesso femminile. Tertium non datur.

In molti casi,  l’errore viene commesso dai medici che attribuiscono alla nascita il sesso in base agli organi genitali (incerti) esterni. Quindi capita che persone che hanno solo un cromosoma X, per esempio, vengano erroneamente identificate come maschi e poi cresciute come tali.

A parte il fatto che molte di queste anomalie cromosomiche possono essere completamente corrette anche in utero, è ovvio che la persona priva di cromosoma Y e trattata da maschio per tutta la vita, sia cresciuta con un forte disagio. Ma questa è semmai una riprova che la “cultura” non prevale sulla “natura”. E certamente i problemi di quella persona non si risolvono con una crocetta sulla carta d’identità.

Se ogni tanto qualche giudice non si fa accecare dall’ideologia e ribadisce il dato di fatto (che cioè si è maschi o femmine e il terzo sesso non esiste), vuol dire che c’è ancora speranza per questo mondo che altrimenti sembra aver dimenticato il principio tomista dell’adaequatio rei et intellectus .

Gloria Pirro

Fonti: Le MondeLe Figaro


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