13/05/2018

In Irlanda alcuni preti vacillano nel difendere la vita

Manca ormai poco al referendum del 25 maggio in Irlanda, in merito all’Ottavo emendamento che tutela la vita del bambino nel grembo materno.

Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, pare che la maggior parte delle persone sia contraria all’aborto e anche la Conferenza episcopale irlandese si è mossa e si sta muovendo per   sensibilizzare sul tema della vita, ad esempio con la lettera Due vite, un solo amore.

Eppure anche in Irlanda non è tutto oro come sembra: oltre alle pressioni esterne, da parte di chi già sta pensando di lucrare sulla vita di donne e bambini, apprendiamo che anche l’ACP – Association of Catholic Priest ha diramato il 5 maggio una lettera piuttosto critica rispetto alle modalità con cui il mondo cattolico si sta muovendo per informare le persone circa il voto migliore da esprimere al referendum.

Scrivono correttamente che «in quanto associazione che rappresenta sacerdoti cattolici, approviamo pienamente l’insegnamento cattolico secondo cui tutta la vita umana, dall’inizio alla fine, è sacra e che ogni persona umana condivide il fondamentale diritto alla vita». Tuttavia, dopo questa premessa, aggiungono: «Non vogliamo dire a nessuno come dovrebbero votare. [...] C’è indubbiamente un contenuto morale per questo referendum, ma come per molte altre questioni, ci sono anche dimensioni sociali, politiche e pastorali. Per questo motivo siamo preoccupati che alcune parrocchie cattoliche stiano permettendo che i loro pulpiti siano usati dai sostenitori durante la messa. Poiché ci sono, tra fedeli, cattolici che stanno andando in chiesa, una grande varietà di opinioni su questo voto, crediamo che questo sia inappropriato e insensibile e sarà considerato da alcuni come un abuso dell’Eucaristia. Crediamo che sarebbe meglio se questa pratica cessasse per il resto della campagna».

Insomma, di fatto l’ACP afferma che su certi temi la Chiesa non dovrebbe pronunciarsi. Ci domandiamo: ma la morale può variare in base alle circostanze socio-culturali e politiche? È questo che vogliono affermare i sacerdoti?

Ad ogni modo, anche di fronte a questa presa di posizione piuttosto fumosa, la certezza rimane una: l’aborto uccide una vita umana e le leggi di uno Stato che vuole dirsi civile non possono contemplare un’azione simile. L’Irlanda – e con lei tutto il mondo – merita di meglio. 

Teresa Moro

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