12/03/2018

La Buona Notizia #864 – Stuprata a 13 anni, salva il bambino

Vi chiederete: che razza di Buona Notizia può avere un titolo del genere? Ma, prima di farvi un’idea negativa, leggete fino in fondo la storia che stiamo per raccontarvi.

La protagonista è Kali, una ragazza – spiega Live Action News – di soli 13 anni, quando fu aggredita da uno sconosciuto che, dopo averla stuprata e derubata, la ridusse in un grave stato di stress post traumatico.

Questa situazione terrificante, vissuta da una ragazza così piccola, non deve essere facile da gestire. Un tale incubo non può non lasciare il segno, specialmente a quell’età.

Ma lei, ancora molto piccola e fragile, ha dimostrato una maturità incredibile nel non punire chi era del tutto senza colpe: il bambino che portava in grembo.

Era il momento peggiore? Era troppo piccola? Indubbiamente. Ma è vero anche che il bambino ormai esisteva. Era vivo a tutti gli effetti. Lui è il figlioletto e lei la mamma: un dato incontrovertibile. Neanche l’aborto può cambiare le cose, può solo aggiungere al dolore altro dolore.

Kali ha saputo riconoscere che il bambino che portava in grembo era un dono, nonostante il modo in cui era stato concepito. È stata perseguitata da tutti. Dai parenti, eccetto quelli stretti, che le dicevano continuamente di abortire, dai medici, che la trattavano come una folle. Persino dai compagni, che la insultavano dandole della prostituta e scrivendolo sotto casa sua.

Bell’accoglienza e bel rispetto dal cosiddetto mondo “pro-choice”. E la libertà di scegliere la vita?

Ma Kali si faceva coraggio e traeva forza sentendo, nelle ecografie, sin da subito, il cuore che batte nel bambino.

E quest’ultimo non tardò a venire alla luce, tanto che già a 27 settimane le si ruppero le acque. Mentre le infermiere le dicevano di stare tranquilla perchè tanto, se fosse morto, avrebbe potuto averne altri, lei si faceva coraggio e sperava per il meglio, perchè amava suo figlio.

Dopo 5 settimane di terpia intensiva neonatale, Kali potè portare a casa finalmente il suo bambino, che ora è sano ed ha 4 anni.

Ora, diciannovenne, lavoratrice part-time e laureanda in giurisprudenza e scienze forensi, non rimpiange affatto di aver tenuto in vita suo figlio.

Ormai tantissime donne affermano che, per quanto lo stupro sia devastante, l’aborto sia una violenza nettamente peggiore. È difficile crescere un figlio così piccola... Ma abortirlo significa ucciderlo e mettere nuovamente a rischio la vita della madre che, già aggredita, si troverebbe a fare i conti con le conseguenze fisiche e psichiche dell’aborto.

A tutte le donne che hanno vissuto un trauma simile, Kali si rivolge dicendo: «Non importa quello che gli altri ti dicono. Non c’è regalo migliore di quel bambino».

Redazione


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