26/08/2018

La censura non fa il bene di chi soffre di disforia di genere

La University of Western Australia (UWA) aveva in programma di ospitare la conferenza di un importante critico della moda del transgenderismo, Quentin Van Meter, endocrinologo pediatra e presidente dell’American College of Pediatricians (ACPeds). Van Meter ha il pregio di parlare chiaramente, in barba al politically correct, perciò è passibiledi censura: va dichiarando, ad esempio, che il transgenderismo è un «disturbo mentale» che non ha «alcun fondamento biologico» e che dare ai bambini sessualmente confusi dei bloccanti della pubertà equivale ad abuso di minori. 

Alla luce di posizioni così nette, che sono però la premessa necessaria per poter concretamente aiutare le persone transgender a venire a capo del loro disagio esistenziale, gli studenti dell’UWA hanno pensato bene, in nome della tolleranza che tanto contraddistingue (a parole) la cultura di cui sono figli, di invocare la censura tramite una petizione. Inizialmente, il vice-cancelliere dell’UWA, Dawn Freshwater, ha cercato una soluzione conciliante: da un lato prendendo le distanze dalle opinioni dell’ospite sul trangenderismo, dall’altro facendo notare che la censura del suo discorso «avrebbe creato un precedente indesiderabile per l’esclusione di opinioni sgradevoli [sic!] dal campus».

Alla fine ha prevalso l’arrendevolezza al pensiero unico, che come ama la censura di tutte le voci fuori dal coro. L’evento faceva parte di un tour nazionale sponsorizzato dall’Australian Family Association (AFA); dinanzi a tanto scalpore, l’università ha dichiarato che gli organizzatori dell’evento non sono in grado di gestire i rischi all’ordine pubblico che esso comparta. Pertanto,  l’evento è annullato. Megan Lee, a capo della corporazione studentesca, tra coloro che hanno guidato le proteste contro Van Meter, ha festeggiato la censura, ma ha detto di essere «delusa» dall’università che ha fatto ricorso a un espediente – le ragioni di sicurezza – invece di prendere posizione contro chi si rende responsabile di «incitamento all’odio» verso i transgender.

Sta di fatto che i biglietti per la conferenza erano andati esauriti. A quanto pare erano in tanti a voler ascoltare Van Meter; e sarebbe stata l’occasione buona per instaurare un confronto serio, razionale e scientifico, su come si possano davvero aiutare le persone, soprattutto i minori, che soffrono di disforia di genere. Invece no. Del resto se parliamo di pensiero unico ci sarà un motivo…

Redazione

Fonte:
LifeSiteNews

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.