13/10/2018

La De Mari su Asia Bibi: “L’eterno rinvio la sta distruggendo”

La vita di Asia Bibi, la donna e madre cristiana condannata a morte in Pakistan con l’accusa di blasfemia per aver offeso il profeta Maometto, è in attesa del verdetto della Corte Suprema pakistana che però viene continuamente rinviato. Alcune donne hanno accusato la Bibi di aver bestemmiato Maometto, ma senza fornire prove diverse dalla loro parola. Intanto la donna in carcere da anni ha indicibili sofferenze e patimenti. In suo favore si è mossa l’opinione pubblica internazionale, ma i giudici sembra che abbiano già deciso la sentenza. Pro Vita ne ha parlato con Silvana De Mari, scrittrice di libri fantasy, blogger e medico chirurgo.

Che idea si è fatta della vicenda Asia Bibi?

«La stragrande maggioranza delle persone ignora cosa sia successo il 5 agosto del 1990. Quel giorno c’è stata la conferenza del Cairo dove 54 ministri degli esteri di 54 nazioni islamiche hanno approvato una convenzione sulla libertà dell’uomo nel seguire la Umma islamica, ossia l’insieme dei precetti. Detto in parole molto povere vuol dire la sharia. In questa convenzione ad esempio c’è scritto che “è assolutamente vietato uccidere un essere umano, salvo i casi previsti dalla ummaoppure che “è assolutamente vietato mutilare un essere umano salvo i casi previsti dalla umma”. Bene, noi non ce ne siamo accorti, ma anche se ci avessimo fatto caso il politicamente corretto ci avrebbe inchiodato. In quella Convenzione è previsto anche il diritto alla persecuzione per apostasia o blasfemia, diritto che può andare dalla morte, come nel caso del Pakistan, o da forme più morbide, come tre anni di prigione se siamo in Giordania, in Marocco o in Algeria. Apostasia vuol dire che un islamico non può smettere di essere tale e che deve essere punito se si converte al cristianesimo, ad un’altra religione o anche soltanto alla laicità. Poi c’è la blasfemia che è il reato contestato ad Asia Bibi. La blasfemia non si configura soltanto nel parlare contro Maometto ma anche nel recitare il Padre Nostro, oppure dichiarare di credere in Gesù Cristo. Capisce bene che in questo modo chiunque potrebbe incorrere in questo tipo di reato».

Cosa si può fare a questo punto di fronte ad un simile scenario?

«Se si vuole salvare Asia Bibi e innumerevoli altre persone nelle sue condizioni, bisogna abolire questa legge. L’Onu non l’ha mai accettata, ma contemporaneamente non si è mai preoccupata di condannarla. Possiamo anche andare davanti all’ambasciata pakistana ad organizzare una pacifica manifestazione, ma se non si metterà in discussione la Convenzione del Cairo saremo destinati ad avere mille altri casi uguali a quello di Asia Bibi».

Ci si preoccupa tanto dei diritti umani nel mondo, però, quando questi diritti riguardano mamme innocenti, o perseguitate solo perché cristiane, si può pure chiudere un occhio? E’ soltanto un’impressione?

«La persecuzione dei cristiani è il segreto meglio conservato dai media. Sono circa 100.000 i cristiani uccisi nel mondo, ma quando denuncio questa cosa è come se a nessuno importi nulla. Ci arrivano notizie soltanto quando vengono uccisi negli attentati e dunque in gruppi. Se sono invece casi singoli non ci sono raccontati. Il fatto è che le persecuzioni stanno arrivando anche in casa nostra. Ricordate i dodici cristiani buttati a mare dai famosi barconi?  E il sacerdote sgozzato in Francia sull’altare? Asia Bibi muore per la sua fede, noi ormai per cosa moriamo? Alla fine non ci interessa nulla dei nostri fratelli soprattutto se muoiono in nome di una fede».

Come va interpretata l’indecisione della Corte suprema pakistana nel prendere una decisione?

«Va interpretata malissimo, perché significa non voler decidere per non scatenare la guerra civile nel Paese. I giudici sanno bene che ucciderla provocherebbe l’indignazione dell’opinione pubblica mondiale, ma al tempo stesso si sentono minacciati dalle reazioni devastanti che gli integralisti musulmani scatenerebbero nel Paese e che potrebbe costare loro la vita.  Ma quel che è peggio che questo continuo rinviare sta distruggendo la povera Asia che si trova in carcere in condizioni disumane. Abbiamo notizie terribili su quello che ha vissuto dietro le sbarre. Un inferno per lei senza fine».

Americo Mascarucci

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