17/07/2013

La Francia di Hollande liberalizza (di nascosto) la ricerca selvaggia sugli embrioni

All’Assemblea nazionale passa sotto silenzio, e con voto bloccato dal governo socialista, la legge che autorizza i test sugli embrioni. «Mistura di scientismo, mercantilismo e capitalismo»

Ieri pomeriggio è stata approvata dall’Assemblea nazionale francese la «liberalizzazione inquadrata» della ricerca sugli embrioni. Come riferisce Avvenire, il provvedimento è passato con 314 voti favorevoli e 223 contrari, «tutto condensato in un solo articolo, per favorirne l’approvazione lampo». Previo consenso delle coppie che ricorrono alla fecondazione in vitro, la ricerca sugli embrioni provenienti dai laboratori, «finora vietata formalmente e permessa nei fatti solo con deroghe concesse da un organismo pubblico, l’Agenzia di biomedicina, sarà ormai autorizzata in via ordinaria», spiega il quotidiano della Cei.
Un gruppo di veilleur debout, si sono ritrovati davanti al palazzo dell’Assemblea nazionale in protesta silenziosa.

«CONDIZIONI VAGHE». La norma prevede semplicemente quattro condizioni per l’autorizzazione degli esperimenti: «Accanto alla “pertinenza scientifica” e alla “finalità medica” delle ricerche – si legge nell’articolo di Avvenire – figura pure un punto apparentemente più restrittivo: “Allo stato delle conoscenze scientifiche, questa ricerca non può essere condotta senza ricorrere a questi embrioni o a queste cellule staminali embrionali”. Inoltre, occorrerà rispettare “i princìpi etici relativi alla ricerca sull’embrione e sulle cellule staminali embrionali”». Secondo diversi giuristi e le organizzazioni che difendono la vita, però, «queste formulazioni vaghe lasciano presagire controlli concreti problematici, se non impossibili».

UNA «TALPA LEGISLATIVA». Oltre al merito della legge, anche il metodo della sua approvazione è duramente contestato, visto che è «avanzato come una talpa legislativa». La proposta, ricostruisce Avvenire, era spuntata a dicembre, mentre la Francia era “distratta” dal dibattito sulle nozze gay, ed era «uscita nottetempo al Senato dal cilindro di una formazione minore della maggioranza, i Radicali di sinistra. Dell’approvazione, avvenuta in un emiciclo quasi vuoto, il paese aveva appreso solo al mattino». Poi, «a marzo, di fronte a un muro di emendamenti dell’Ump, i Radicali avevano gettato la spugna», lasciando sperare in un rinvio e in un iter più “normale” per una legge che tocca un tema tanto delicato. «Invece, la nuova triste sorpresa è giunta grazie alla “sessione parlamentare straordinaria” di luglio, generalmente dedicata a questioni di massima urgenza e assolutamente improcrastinabili». Gli appelli dei giuristi, degli scienziati e della Chiesa per un dibattito pubblico sulla materia sono stati ignorati.

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Fonte: Tempi

Festini

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