17/05/2013

La Georgia e la guerra alle bambine

Il paese caucasico fa concorrenza a India e Cina per gli aborti selettivi

Come è noto, l’aborto selettivo delle bambine non è soltanto un problema cinese e indiano, ma interessa molte repubbliche ex sovietiche. Le dimensioni che il fenomeno sta prendendo nello stato caucasico di Georgia hanno cominciato ad allarmare seriamente il governo. In un paese che conta meno di quattro milioni e mezzo di abitanti, il rapporto tra i sessi, alla nascita, è di 114 maschi per 100 femmine: livelli cinesi, insomma. Si calcola che un terzo dei 36 mila aborti praticati lo scorso anno in Georgia è stato motivato dal fatto che il figlio atteso era una femmina e non il maschio desiderato. La studiosa Mara Hvistendahl, autrice di “Unnatural Selection” – il libro nel quale, nel 2011, ha raccontato la guerra contro le bambine condotta soprattutto in Asia attraverso gli aborti selettivi – ha dichiarato in un’intervista, riportata dal sito BioEdge, che i dati georgiani “hanno preso i demografi di sorpresa”. Anche se in tutto il mondo ex sovietico il tasso di abortività è molto alto, non ci si aspettava che potesse raggiungere livelli da estremo oriente. Così come è avvenuto in Cina, in India o in Corea, lo sviluppo e la diffusione delle tecniche di rilevamento del sesso (soprattutto attraverso le ecografie) hanno impresso un impulso drammatico agli aborti selettivi, dando “gambe” tecnologiche alle ancestrali preferenze per il figlio maschio. A colpire la regione caucasica, quindi, oggi “sono le stesse tendenze che abbiamo visto svilupparsi decenni fa in estremo oriente”.

Rimane il problema di come affrontare uno squilibrio che si sta rivelando drammatico e che in Georgia prelude, secondo i demografi, a un futuro non lontano di spopolamento. A essere interessata alla selezione abortiva per sesso è una popolazione almeno nominalmente cristiana, e il patriarca ortodosso, Ilia II, ha dedicato l’omelia pasquale alla richiesta di proibizione dell’aborto, se non in casi rarissimi. Una strada che nessuno pensa realisticamente di percorrere, però, anche perché gli aborti selettivi sembrano riguardare proprio le famiglie delle aree urbane a rapido sviluppo, dove non sarebbe complicato ricorrere agli aborti clandestini, come è già successo in Romania, dopo il divieto d’aborto voluto da Ceausescu.

Fonte: Il Foglio

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