03/12/2017

L’aborto, i Vescovi e il Governo (in Corea del Sud)

La scorsa settimana, un membro del Governo della Corea del Sud ha detto che l’intenzione dichiarata di avviare una revisione in senso permissivo della legge  che vieta l’aborto, è supportata dal fatto che nel settembre del 2013 su “La Civiltà Cattolica”, il papa aveva detto che sulla questione dell’aborto «dobbiamo trovare un nuovo equilibrio». Il politico ha quindi concluso che la Chiesa Cattolica ha cambiato la sua posizione sul diritto alla vita di tutti fin dal concepimento.

I Vescovi coreani hanno reagito prontamente dicendo che il Governo ha «ha astutamente sorvolato sulla verità».

L’Agenzia SIR, riporta la nota di sdegno dei prelati: «Per avvalorare la sua intenzione di rivedere la legge, estrapolando una frase dall’intervista a “La Civiltà Cattolica”, il governo ha fatto intendere che “papa Francesco avesse tale posizione sull’aborto e suggerisse un cambiamento. È un modo intelligente per indurre il pubblico a pensare che la Chiesa cattolica è in grado di discutere positivamente sull’abolizione del crimine dell’aborto man mano che la società sviluppa. La Chiesa cattolica in Corea respinge categoricamente questa interpretazione e sollecita una correzione dei fatti. La Chiesa, ancora una volta, chiarisce che l’aborto è un infanticidio, che uccide una vita umana e che la vita del feto non può essere violata in alcuna circostanza”».

Una tale – sacrosanta – presa di posizione netta e immediata da parte di una Conferenza Episcopale in molti altri Paesi è pura utopia. Ma la cosa più straordinaria è che il Presidente del Consiglio e il suo portavoce si sono personalmente recati a Suwon dove è vescovo monsignor Mathias Lee Yong-Hoon, presidente della Commissione di bioetica della Conferenza episcopale coreana: hanno riconosciuto l’errore e hanno espresso rammarico per il fraintendimento.

L’aborto è illegale in Corea dal 1953. Nel 1973,è stato ammesso nei casi di stupro, di gravi infermità nel feto e grave pericolo per la salute della donna. Ora è stato avviato il suddetto processo per un’ulteriore revisione.

La Conferenza episcopale coreana ha lanciato una petizione per adire alla Corte Costituzionale e ha pubblicato una dichiarazione in cui dice che il diritto di un essere umano a vivere non deve essere violato dall’egoismo di un altro essere umano.

La Corea del Sud è molto lontana da qui. Anni luce.

Redazione


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