22/08/2018

L’aborto uccide: clandestino o no cambia poco

8 agosto 2018: il Senato argentino boccia la legge sull’aborto; in meno di una settimana i media hanno scovato e rilanciato in modo virale  due  casi di donne decedute in seguito ad aborto clandestino o fai-da-te. Tempismo a orologeria. Si tratta dei classici “casi limite” da sempre usati per convincere l’opinione pubblica che l’aborto è necessario per tutelare la salute delle donne. Adesso tocca all’Argentina subire questa tattica degli abortisti all’indomani della sconfitta in Parlamento, proprio come accadde negli Stati Uniti alla fine degli anni ’60. Bernard Nathanson, il medico che praticò 75000 aborti prima di diventare indefettibile pro life assistendo all’ecografia di un aborto, ha abbondantemente illustrato le menzogne ​​e le esagerazioni usate all’epoca dalla propaganda abortista.

Ora, una giovane donna muore in seguito a un aborto fai-da-te: invece di servire da esempio, come tragedia da evitare, il suo caso è rilanciato dai media per fare pressione e spingere alla legalizzazione. Se solo si provasse a razionalizzare, invece di pensare per slogan ideologici, si vedrebbe subito l’assurdità di questo atteggiamento. Le difficoltà della vita, per quanto grandi, non ci privano mai del libero arbitrio, della capacità di distinguere il bene dal male e, tantomeno, di scegliere tra il bene e il male. Una donna che compie una scelta simile, lo fa con una duplice consapevolezza: quella di causare quasi sicuramente la morte di suo figlio e allo stesso tempo di rischiare seriamente un grave danno per sé. Se, alla luce di tale consapevolezza procede ugualmente, è responsabile in prima persona delle conseguenze che ne derivano. Il responsabile non è il Parlamento che ha bocciato una legge odiosa e sommamente ingiusta qual è quella che autorizza le madri a uccidere i propri figli.

Solo una società ubriaca di ideologia e individualismo riesce a non vedere la totale irrazionalità – prima che l’immoralità – di questo modo di pensare. Qualsiasi tentativo di auto-aborto è estremamente pericoloso e non dovrebbe mai essere tentato; e lo Stato deve garantire alle donne incinte un livello di supporto adeguato per far sì che non siano lasciate sole e che le loro sofferenze siano alleviate da un’assistenza che sia degna di uno Stato sociale del XXI secolo. Questa è la battaglia che dovrebbero portare avanti coloro che hanno a cuore tanto la salute delle donne quanto la vita dei bambini che portano in grembo.

Vincenzo Gubitosi

Fonte:
LiveAction

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