27/04/2018

«L’agenda LGBT non ci interessa», dice il presidente del Kenia

Il  presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, leader di 49 milioni di kenyoti, non è di certo una persona asservita alle logiche LGBT. Anzi, le sue parole sono precise e nette: «Voglio essere molto chiaro, Christiane. Non mi impegnerò in un argomento che non è di alcuna importanza per il popolo della Repubblica del Kenya».

Christiane Amanpour, cui il presidente si rivolgeva, non è una persona qualsiasi: è una giornalista della CNN, che lo ha intervistato e che si è detta “incredula e indignata” per le parole di Kenyatta. Ma a nulla sono valse le sue rimostranze, e l’intervista contro l’agenda LGBT è rimbalzata sui media attenti a questi temi.

«Questo [del mondo LGBT, ndr] non è un problema», ha affermato in un altro passaggio dell’intervista il leader del Kenya, «di diritti umani. Questo è un problema della società, della nostra stessa base come cultura, come popolo, indipendentemente da quale comunità tu vieni. Questo non è accettabile, questo non è piacevole, non si tratta di Uhuru Kenyatta che dice sì o no. Questo è un problema del popolo stesso del Kenya, che ha conferito a se stesso una costituzione dopo diversi anni, ha affermato chiaramente che questo non è un argomento per il quale sono disposti a impegnarsi in questo momento».

E la Costituzione, approvata nel 2010, parla chiaro: «La supremazia dell’Onnipotente Dio di tutta la creazione». Di conseguenza, non stupisce che in Kenya vi sia una legge che «proibisce il comportamento omosessuale come “conoscenza carnale contro l’ordine della natura” come un crimine che può essere penalizzato fino a quattordici anni di carcere. I keniani, come la maggior parte degli altri africani, respingono in modo schiacciante l’omosessualità, con il 90% che lo definisce “inaccettabile” in un sondaggio del Pew Research del 2013. Questo tasso è in realtà inferiore rispetto ad altri paesi africani. In Nigeria, la risposta “inaccettabile” è stata data dal 98% degli intervistati, mentre il 96% ha dato la stessa risposta in Uganda, Senegal e Ghana».

Concludendo, quindi, seppure il presidente non escluda un ripensamento futuro da parte della popolazione, ad oggi le leggi del suo Paese sono condivise dal 99% della popolazione: una protezione particolare per gli LGBT non interessa a nessuno, perché tutti sono già protetti dalla legge in quanto persone: in quanto persona, nessuno può essere abusato discriminato, secondo la legge del Kenya. Questo basta. Gli orientamenti sessuali non rilevano. E poco importa se questo è poco condiviso dai grandi del mondo.

Ecco il video dell’intervista a Uhuru Kenyatta

in merito all’agenda LGBT

Redazione

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